Tre lavoratori della parola, Lina Prosa, Tino Caspanello e Turi Zinna, invadono il campo della realtà virtuale per congegnare un’esperienza immersiva multidimensionale, un’esperienza che confonde i confini tra la stessa realtà virtuale e la performance: con Una fuga in Egitto. Rotta virtuale per l’esilio il Teatro Stabile di Catania punta ancora una volta sulla sperimentazione di nuovi linguaggi, proponendo un progetto teatrale interamente sviluppato per visori Oculus.
Dieci spettatori alla volta, nello spazio del Ridotto della Sala Verga, dal 10 al 21 dicembre 2021, assisteranno a questo spettacolo in cui Turi Zinna – che ha curato il progetto, il montaggio e la regia -, con in mente l’idea di un teatro totale ha accorpato il mondo della drammaturgia, del cinema immersivo tridimensionale a 360°, delle arti visive digitali, della musica elettronica e della tecnica teatrale: le scene girate dagli attori in video 360° stereocopico – Barbara Giordano, Marcello Montalto, Chiaraluce Fiorito, Giovanni Arezzo, Valentina Ferrante – interagiranno con quelle interpretate dal vivo da Valentina Ferrante e Turi Zinna.
«Il pubblico, indossato il visore – spiega il regista – percepirà di essere all’interno e di essere parte dello stesso ambiente nel quale agiscono i personaggi. Attraverso una combinazione di tecnologie all’avanguardia e paesaggi sonori immersivi, la piece esplora l’intricata connessione tra memoria, sensi, percezione del mondo, manipolazione e coscienza. Nonché una visione del mondo intrinsecamente femminile inconciliabile con ogni sistema autocratico-patriarcale seppur ultramoderno e tecnologico».
È proprio il progetto sperimentale di una drammaturgia pensata espressamente per la realtà virtuale a caratterizzare questo spettacolo, tra i primissimi in Italia ad essere stato pensato – già nella primavera del 2020, poi bloccato dall’evoluzione pandemia – per la fruizione tramite visori Oculus.
Ispirato al dipinto Una fuga in Egitto di Giambattista Tiepolo, che ritrae la sacra famiglia in un’insolita iconografia, ovvero a bordo di una barca e in compagnia di un asino e due angeli, il testo affronta i temi dell’incertezza e del cambiamento attraverso i suoi protagonisti: «Una Maria che autofeconda in sé un pensiero rivoluzionario, che annuncia la sua Immacolata Concezione a un angelo divenuto ateo. Un Giuseppe pavido e conformista, incapace di comprendere e pronto a divorziare. Un tempio deciso a far strage degli occhi indisponibili a essere programmati. Una Maria che partorirà uno sguardo destinato a liberare il mondo. Una salvezza, non ancora salva, da dover salvare».
«Sin da quando, proprio condizionati dalle chiusure del primo lockdown, abbiamo pensato con Turi Zinna alla sfida di un’opera digitale così sperimentale – spiega la direttrice del Teatro Stabile di Catania Laura Sicignano -, abbiamo creduto molto al suo valore di innovazione sia dal punto di vista tecnologico che strettamente teatrale, legato alla proposta di scrittura che abbiamo fatto agli autori coinvolti e all’esperienza ibrida realizzata dagli attori tra il video e la scena. Ecco che questo spettacolo interseca varie linee del progetto con cui si sta rinnovando l’identità del Teatro Stabile: la valorizzazione della nuova drammaturgia siciliana e l’investimento sui nuovi linguaggi teatrali, che convive costantemente con le altre proposte artistiche, anche quelle più legate all’esplorazione e alla rilettura dei testi della tradizione. Possiamo farlo anche grazie all’opportunità di disporre finalmente di nuovi spazi per nuovi contenuti: il Ridotto della Sala Verga è stato rinnovato proprio per accogliere la sperimentazione e lo dimostra il fatto che in pochi mesi ha già cambiato forma tante volte, prestandosi ad accogliere mostre, incontri, letture ed ora questa performance che coinvolgerà il pubblico in modo del tutto nuovo».