Genoma scenico di Nicola Galli tra i vincitori del Premio Residenze Creative ha debuttato on line pochi giorni fa.
E’ forse una delle produzioni italiane più significative di questo buio momento storico per lo spettacolo in cui il web è diventato il vecchio “garage” dove parcheggiare o rottamare qualunque cosa per mostrarsi “attivi” e “performanti”.
Mai si è fatto un uso così massiccio in teatro, dello streaming, delle dirette facebook o instagram per eventi spacciati come telematic performance ma che invece spesso erano solo “favole al telefono” venute male. ..
Residenze creative è stata una grande idea – partita con un tempismo perfetto- di produttori e centri di residenza teatrale (Amat, Kilowatt, Armunia, Anghiari Hubb) che si sono uniti per dare possibilità concrete ad artisti di realizzare progetti concepiti per la rete, fatti per una dimensione espressamente digitale, che è quella che viviamo sempre più massicciamente e quotidianamente, decreto dopo decreto.
Se anche ci siamo man mano assuefatti a essere spettatori digitali di contenuti riversati a raffica sui vari canali social, con un occhio al desktop e l’altro al cellulare, non abbiamo però, perso la capacità di comprendere quando un progetto ha fatto davvero un passo in avanti sul tema del rinnovamento della scrittura scenica, della drammaturgia o coreografia sul web.
Così è stato per Nicola Galli che facendo inconsapevolmente suo il tema della “cultura convergente” di Henry Jenkins, unendo cioé gaming e teatro e usando l’ambiente web e le sue dinamiche interattive, ha creato un gioco coreografico collettivo davvero ben congegnato.
Il pubblico si registra e ha a disposizione delle tessere che identificano forma della danza, espansione nello spazio, durata (1-3-5 minuti massimo), musica e luce; ci sono poi due danzatori a disposizione. Adesso tocca a noi.
Come nel castello dei destini incrociati di Calvino, o come nel gioco dei tarocchi queste tessere apparentemente disposte a caso, definiscono una storia grazie alla combinazione scelta dallo spettatore digitale che suggerisce in questo modo, i passi ai danzatori creando una coreografia; le mille variazioni possibili garantiscono uno spettacolo “sempre diverso” di cui i performer non sono consapevoli se non nel momento stesso dello “svelamento delle carte”, e quindi nel momento dell’azione.
POi è la volta del danzatore a giocare con noi e a chiederci di scoprire il DNA della sua danza, da quale tessera è partito per la combinazione dei movimenti nello spazio. Per inciso, ci sono andata molto vicina, ho dato la mia sequenza via chat….
Ma non è solo un gioco: il lavoro coreografico si è interfacciato in modo preciso con quello informatico per definire aree di spostamento, potenziali movimenti possibili per non “uscire” dal campo visivo dello spettatore.
Accorgimenti e limiti di tempo e spazio diventano come la rima e la metrica, una possibilità creativa infinita, migliaia di possibili variazioni intorno a un solo luogo dato che noi guardiamo dal video live. Nessun automatismo algoritmico: la creazione è viva e presente, e il senso di coinvolgimento deriva proprio dal gioco qui e ora, che è accattivante quanto più le regole sono chiare e quanto più il gioco è espresso in ogni sua sfumatura collettiva.
Per dirla con Gadamer “Il soggetto del gioco non sono i giocatori ma è il gioco che si pro-duce attraverso i giocatori”. Cambiano così le dinamiche di interazione, l’interfaccia grafica diventa il banco della regia virtuale a distanza, cambia anche la posizione dello spettatore ( che va collocarsi, come postazione, in uno spazio intermedio tra la danza reale e quella video) . Esperimento davvero ben riuscito.
A qualcuno ha ricordato la geometrica e perfetta sequenza coreografica di Beckett per il suo folle QUAD Televisivo (poi ripreso da molti artisti );
A me ha ricordato il progetto di “LIVING ARCHIVE on line” di Wayne Mc Gregor per GOOGLE ARTS & CULTURE.
L’artista (che dirigerà la prossima Biennale danza) invita a creare i passi dai movimenti archiviati di tutte le sue storiche coreografie inserite nel data base; il gioco c’è anche qua, ma dopo poco smetti.
Non è divertente giocare con una Intelligenza Artificiale!