Lo spettacolo delle SHE SHE POP dal titolo TESTAMENT Preparativi tardivi per una nuova generazione ispirati a Re Lear arriva al Festival delle Colline torinesi ed è sold out. In Italia avevano fatto un’importante comparsa al Festival di Santarcangelo di alcuni anni fa e tutta la critica italiana non esitò a definirle geniali ed eccentriche.
Schubladen era il titolo e significa cassetti riempiti di cose che riportano al passato – libri, appunti, fotografie, vinili, musicassette- ; sono quelle di tre coppie di donne tedesche provenienti dalla ex DDR (Germania dell’Est) e dalla BRD (Germania Ovest) che si confrontano sulla memoria e sull’identità prima e dopo la caduta del muro di Berlino dai due diversi fronti della storia.
Sono le She She POP ovvero Performance-Kollektiv come amano definirsi. Nate e cresciute in una piccola città di provincia Giessen dall’inizio degli anni Novanta mettono in piedi un collettivo al femminile che condivide un lavoro artistico comune senza gerarchie ma anche senza richiamarsi a forme e modalità già sperimentate negli anni Settanta da gruppi come il Living.
Questo lavoro non recentissimo, parte da una delle tragedie più famose di Shakespeare ovvero Re Lear, o meglio all’idea che può riportarci all’attualità del testo elisabettiano: l’eredità che il sovrano vuole concedere da vivo alle tre figlie. Il testo c’è, è presente in forma di “gobbo” della televisione che viene letto mentre il presentatore finge di ripeterlo a memoria; il testo è il fondamento di tutto, non la trama che si inerpica tra violenza e potere come scrive Agostino Lombardo nella prefazione all’edizione Garzanti, ma l’implicito problema generazionale, il rapporto padre e figlio. Da qui partono le She She Pop che hanno coinvolto i loro padri reali spingendoli in scena senza recitare veramente ma mettendoli in una condizione di assoluta realtà e naturalezza. Le eredità di oggi sono quelle di corpi di anziani da mantenere, sorvegliare, curare, pulire, gestire.
Così il passaggio del testimone dal potere del padre a quello delle figlie diventa una continua negoziazioni sugli spazi da condividere una volta che il padre non sia più autonomo nella sua quotidianità, sui reciproci “cassetti” di ricordi, fatti di ingombranti libri e memorie da conservare. Impossibile descrivere la bravura degli anziani genitori colti nella loro nudità di vita in scena, in soccorso dei loro pochi beni che rimangono, a cui si attaccano con pietosa e commuovente forza. Passata l’epoca dei contrasti generazionali rimane solo la difficile convivenza che solo il rispetto reciproco e l’affetto permettono di mitigare. Il passaggio di vestiti, giacche, scarpe, corone di carta rappresenta un momento davvero commuovente, un rito dove “ripeness is all” la maturità è tutto. La tecnologia ci mostra primi piani dei volti dei tre anziani uomini “prima sovrani” poi solo “coinquilini” ed è solo uno dei tanti mascheramenti che le She She pop mettono in campo.
Uno spettacolo ricco di possibilità di lettura che cerca di rispettare i 5 atti del Re Lear mentre ne tradisce continuamente la forma, mettendo canzonette e bare in scena, ma anche balletti pop che raccontano tutto in modo assolutamente sopra le righe, la fragilità dell’uomo.