La regista tedesca Susanne Kennedy (1977) Premio Europa per il Teatro 2017, sarà a Berlino al Teatro Volksbuhne il 2 novembre e il 29 dicembre con The Work. Proviamo a ripercorrere alcune tappe del suo lavoro teatrale così eccentrico e tecnology-based che ha fattto sold out a RomaEuropa con Angela a strange loop e al Festival d’Autumn di Parigi con la riedizione di Einstein on the beach. E’ considerata tra le più originali artiste della scena internazionale e la cifra estetica che la caratterizza è l’uso di una scena che “doppia” le piattaforme web, restituendo uno spaccato di una vita a metà tra mondo reale e mondo digitale, con ampio uso di immaginari e paesaggi visionari da deep web, effetti strobo e attori/attrici che sembrano creati con l’AI, giunti in scena direttamente da mondi virtuali. Curiosamente gli attori sincronizzano le loro battute con una voce fuori campo preregistrata che sembra pronunciata da non-attori, o che sia stata data loro poca o nessuna direzione per quanto riguarda l’interpretazione. Dalle installazioni (tra cui la più distopica con attori posthuman Coming society..rimandiamo alla galleria fotografica) al teatro e viceversa: l’apporto creativo di un artista come Markus Selg per gli ambienti immersivi e digitali rende l’operazione artistica di grande effetto visivo.
Nel 2018 porta in scena al teatro berlinese che l’ha accolta sin dai suoi esordi, il Volfsbuhne Women In Trouble (eventi traumatici della protagonista vissuti attraverso 5 figure diverse che la rappresentano) e sono già presenti molti dei temi che diventeranno un refrain, un loop e che restituiscono una visione strana della realtà, una disruption to our reality : ambienti traslucidi senza macchia, quasi un multiverso fantasmagorico, il troppo pieno e il vuoto interiore, figure multi-gender con maschere in lattice che non si guardano e non si toccano. Ambienti iperrealisti e glaciali insieme tali da sembrare terrificanti pur nella loro apparente quotidianeità. Complesso, intellettuale, filosofico, quetso spettacolo sprigiona strati di significati a ogni rotazione della piattaforma di scena: tante sfaccettature dle personaggio, tanti ambienti insieme che si incastrano l’uno dentro l’altro.
Nel 2020 durante la pandemia la Kennedy inaugura una versione delle Tre sorelle per il web in attesa della riapertura dei teatri dove avrebbe dovuto portare in scena all’Holland Fetsival uno spettacolo diverso. La prémiere on line era attesa il 19 giugno alle 21 sul canale youtube della Fondazione Onassis
Del lavoro su Cechov la Kennedy ne parla in un’intervista su GLAMCULT qua
In Italia arriva insieme all’artista multimediale Markus Selg, grazie al Festival VIE che ospita nell’ottobre 2022 uno spettacolo/installazione molto intrigante I AM (VR): era un’esperienza virtuale per lo spettatore dentro ambienti davvero affascinanti; riportiamo la scheda:
“Gli spettatori sono invitati a immergersi in un mondo virtuale in cui, passando attraverso più fasi, acquisiranno una maggior consapevolezza di questa nuova realtà.
Sullo sfondo dell’analogia tra la struttura della coscienza umana e le esperienze VR, vecchie domande appaiono sotto nuovi auspici. Il problema epistemologico di distinguere la verità delle cose dal modo in cui appaiono nella nostra percezione ha occupato non solo la storia della filosofia sin dai suoi inizi – dall’allegoria della caverna di Platone alle questioni del buddismo fino a ben oltre il cogito cartesiano… Chi deciderebbe per la pillola rossa, chi per la pillola blu? Il mondo sul filo è diventato una realtà di vita, solo wireless. In un presente in cui i confini tra realtà virtuale e realtà presunta stanno diventando sempre più sfumati, la vita umana appare come una simulazione su larga scala che è sempre più capace di generare immagini, creare nuove realtà e modulare emozioni. Ciò che è rappresentato nella nostra percezione è realtà o una delle tante realtà? Non guardiamo ancora affascinati un gioco di ombre sul muro di una grotta? O siamo diventati da tempo parte di un gioco per computer nei cui difetti viene rivelata la verità del nostro io?La totalità immersiva di questa esperienza segna solo una cornice audiovisiva per il teatro reale, che lentamente emerge dalle esperienze e dalle domande nella coscienza dei partecipanti“.
La sua presenza a RomaEuropa con Angela a strange loop suscita entusiasmo e indignazione: si sprecano gli articoli in cui l’artista viene considerata il nuovo genio della scena o un’artista che non mette in scena alcuna drammaturgia. I critici si sono trovati di fronte a una scena in cui non accadeva niente di particolare: è la vita in forma di routine (a loop appunto) di una youtuber. L’effetto a scomparsa delle cose reale nella dimensione virtuale/digitale fa parte di quetso gioco in cui l’attrice perde la parola (entra in campo il playback appositamente per estranearla persino dall’emanazione della sua voce reale), perde gesti di umanità e passione. L’avvicinamento a una figura totalmente anaffettiva, inespressiva e meccanica la rende totalmente estranea e per certi aspetti produce un effetto straneante da uncanny valley. Azioni ripetute, nessun coinvolgimento. Il pubblico non resiste e esce in silenzio.
Ecco una recensione piuttosto negativa a firma di Capitta sul Manifesto on line
https://ilmanifesto.it/il-mistero-di-susanne-kennedy
Andrea Pocosnich in un articolo su Teatro e critica sembra esprimere perplessità; ne apprezza il valore come oggetto d’arte visiva (del resto lo scenografo è un artista di notevole valore e proviene proprio dla mondo dell’arte digitale Markus Selg), meno come drammaturgia e correttamente rilancia il tema della diversità di obiettivi tra installazione e performance.
Sul portale DRAFF.net abbiamo un’intervista molto ampia alla regista tedesca a cui rimandiamo. Qua la regista dice che uno dei complimenti migliori gli era stato fatto da una persona del pubblico che le ha detto che fuori dallo spettacolo, che peraltro non gli era piaciuto granché, tutto gli sembrava diverso, strano, assurdo. Aveva cambiato la sua percezione delle cose quotidiane. E così salta fuori il suo obiettivo come regista “Reality opens up and you get a glimpse of how special and strange and incredible our world actually is. And then it closes again”
Per approfondire rimando all’unica monografia sulla Kennedy