C’era molta attesa per questo spettacolo UNGRA alla Garbatella, venduto al pubblico come la prima opera teatrale italiana in 3D (ma io non ne sarei così sicura). E Andrea Pocosgnich della redazione di Teatro e Critica ha varcato la soglia dell’incommensurabile ed è entrato con gli occhialetti 3D a visitare la Terra nell’anno 4014. Siccome c’è piaciuta molto questa recensione che fa riflettere anche sull’uso e sull’abuso delle tecnologie a teatro, ne proponiamo un piccolo pezzo per invogliarvi ad andare a leggere l’integrale su Teatro e critica
“Mentre inforcavo gli occhiali per la visione 3D mai avrei pensato di poter essere lo spettatore di una pièce teatrale così di cattivo gusto. Ma il gusto è relativo, è soggettivo, direte voi. Bene, ma questa volta è stato oltrepassato un segno, un limite che rende la questione davvero surreale, illuminando di una luce involontariamente comica ciò che io e altri venti abbiamo visto ieri sera al Teatro Ambra alla Garbatella. Certo, leggendo anche solo una parte del foglio di sala potreste obiettare che me la sono cercata: «L’opera è ambientata nel lontano 4014, in un mondo caratterizzato da parametri diversi rispetto a quelli della nostra realtà attuale, all’interno del quale è concessa qualsiasi invenzione. Il pianeta è popolato da sole donne, dopo la grande epidemia che nel 3715 colpì e sterminò il genere maschile. Una vera spedizione punitiva, creata dalle donne stesse, verso chi tanto le aveva maltrattate nei secoli precedenti».”