Si apre il 24 settembre alle 21 con l’artista singaporese con base a Berlino Choy Ka Fai e il suo progetto di danza digitale Yishun is burning al Mattatoio la sezione DIGITAL LIVE di ROMAEUROPA 2022 curata da Federica Patti. Attraverso viaggi di ricerca, esperimenti pseudo-scientifici e performance documentarie, Ka Fai si appropria di tecnologie e narrazioni per immaginare nuovi futuri del corpo umano.
Digital LIVE ha base all’ex Mattatoio del Testaccio e unisce proposte legate all’AI con live media performance.
Abbiamo intervistato la curatrice e selezionatrice FEDERICA PATTI, storica dell’arte, la cui ricerca si concentra sulle arti multimediali digitali, su progetti interattivi e partecipativi, sulle live media performance e sulla valorizzazione di giovani artisti emergenti, con una propensione all’apertura e alla contaminazione verso pubblici e spazi non convenzionali. Vincitrice della nona edizione dell’Italian Council (2020) con un progetto di ricerca dal titolo “La performatività Posthuman. Una definizione transdisciplinare della live media performance” realizzato grazie al sostegno della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo nell’ambito del programma Italian Council, attualmente collabora con diverse realtà (fra tutte: MAMbo – Museo d’Arte Moderna Bologna, CUBO – Centro Unipol Bologna e Romaeuropa Festival) nell’ideazione e realizzazione di mostre e attività educative legate ai temi di arte, scienza, nuove tecnologie. E’ membro del collettivo LaRete Art Projects e di IKT – International Association of Curators of Contemporary Art. E’ fra le tutor del progetto “Residenze digitali” e partecipa alle giurie di numerosi premi internazionali dedicati alla sperimentazione artistica multimediale (i più recenti: STARTS prize Piedmont, RE:Humanism 2021).
Anna Monteverdi: La nuova edizione vede selezionate proposte legate all’AI. Quali sono gli artisti e quali sono stati i tuoi criteri di scelta per questa edizione 2022?
Federica Patti: L’edizione di quest’anno di DIGITALLIVE si è coagulata intorno a diversi momenti del programma del calendario e a diverse tematiche: affronta alcuni momenti in maniera verticale. Nei week end dal 4 al 6 novembre il tempo e lo spazio dello spettacolo è concentrato su performance e produzioni in dialogo con l’Intelligenza Artificiale. Gli invitati sono Franz Rosati, Sofia Crespo, Libbie Heaney: tutti e 3 gli artisti rappresentano in maniera eccellente tre possibili declinazioni del possibile rapporto con questi algoritmi complessi. Franz Rosati per la composizione musicale, Sofia Crespo per il video, e ancora per l’immagine video e suoni, l’artista inglese Libbie Heaney che per prima ha potutto portare questa ricerca in relazione con l’utilizzo di computer quantici: ha presentato quest’estate una produzione video attraverso algoritmi di Intelligenza Artitificiale e computer quantici con supporti di centri di ricerca specialzizati. Da noi presenta in forma performativa il risultato di questa sua ricerca di produzione di immagini.
Anna Monteverdi: Come si colloca la tua attività di ricerca su Performance posthuman con la pratica curatoriale? Ci sono aspetti che indaghi di più?
Federica PATTI: Diciamo che la pratica curatoriale che svolgo ha un dovere -oserei dire- anche di coerenza e di risposta nei confronti sia di una programmazione più ampia, quindi di relazione con altre discipline e linguaggi, sia di messa in armonia di questi contenuti nei confronti di una sorta di narrazione per il pubblico. Le scelte curatoriali ogni anno sono indicate da il tipo di ricerca che o io o gli artisti con cui solitamente mi interfaccio, svolgiamo, con cui siamo sintonizzati in quel periodo, ma c’è poi una ricaduta produttiva e di programmazione nei confronti del pubblico. Uno degli esempi più lampanti è effettivamente la pratica e i linguaggi performativi multimediali e posthuman in ambito digitale e virtuale. Sta crescendo sempre più l’interesse e curiosità verso ciò che avviene in quello che chiamiamo Metaverso, quelle possibilità e ambientazioni virtuali, estese aumentate che stanno nascendo in modo embrionale che è ancora è difficile presentare ad un pubblico più sintonizzato con una programmazione come RomaEuropa festival. Sicuramente l’attenzione è spostata sull’attenzione dell’evoluzione del concetto di identità con la sua deriva etica. Per me il posthuman è la possibilità di andare a individuare delle caratteristiche identitarie, anche al di là della definizione canonica di umano; quindi andare a interagire e integrare con queste categorie con ciò che è non umano, sia artificiale sia naturale.
Anna Monteverdi Un pensiero per Salvatore Iaconesi a cui dedichi un appuntamento.
Federica Patti: L’invito a Salvatore è nato un anno e mezzo fa per fare un workshop in cui sviluppare e coinvolgere un gruppo di artisti e performaner nel progetto ARCHIVI DEL NUOVO ABITARE.
La contingenza ci ha portato a rimodulare l’appuntamento, volendo conservarlo con la visione -che Salvatore ha sempre portato e messo a disposizione- della sua produzione artistica e culturale. Il messaggio è sicuramente di proseguimento, di continuità con la strada che è stata designata e disegnata in maniera generativa e potente da Salvatore e che continua. Con ARNA continuiamo a collaborare con la presentazione al pubblico di questo archivio vivente, un vero lascito vivente delle sue produzioni.
Anna Monteverdi Residenze Digitali: RomaEuropa è entrato per il primo anno come partener. Puoi raccontare quale progetto ha supportato?
FEDERICA PATTI: Kamilla Kard è l’artista che seguiamo come ROMAEUROPA per Residenze digitali e con la quale abbiamo già avuto modo di collaborare; nella ricerca per RD ha sviluppato Dance dance dance che si colloca nella piattaforma social Roblox; è molto focalizzato sull’elemento di danza degli avatar che popolano questo ambiente ma anche sul concetto di danza come stilema di dialogo tra gli utenti. Ha questa peculiarità di far interagire gli avatar danzando, esprimendosi a gesti, componendo coreografie colloquiali, di dialogo. La Kard sta costruendo un ambiente specifico in cui gli spettatori e gli utenti saranno invitati a personalizzare avatar e interagire con i movimenti di danza.
Anna Monteverdi Parliamo di ARTI Digitali dal Vivo: C’è necessità di riunire teorici e tecnoartisti?
FEDERICA PATTI: Mi viene da dire che non c’è necessità perché spesso le due cose coincidono, è il dialogo è sempre attivo: per fare ricerche di questo tipo, in questo settore bisogna farne parte, seguirle, inseguirne le apparizioni mutevoli e cangianti in maniera rapida. Con ADV la necessità in più è quella di prendersi il tempo dello scambio collettivo e reciproco, nel confronto, nell’arricchimento reciproco tra vari nuclei che finalmente messi in network, dotati di tempo e spazio per aumentare lo scambio, possano arrivare a produrre papers, nuovi statements, indirizzi, networks di produzione e di ricerca. Il tempo di incontrarsi: questa è la necessità che emerge di più, per quel che mi riguarda, e che mi ha portato a far parte di Arti Digitali Dal Vivo.