Ultimamente sono rimasta folgorata dall’opera di REFIK ANADOL (Istanbul 1985): riferimenti pittorici, cinematografici e persino filosofici sono alla base della sua psichedelica (hallucinate) AI Art. “Disalienazione empatica” è la definizione che viene data agli effetti della sua “post digital architecture” (di fatto un videomapping che usa algoritmi di intelligenza artificiale). Ma poi brillanti esempi di Painting with AI.
Vedere per credere:
Utilizzando algoritmi di apprendimento automatico, Anadol e il suo team hanno sviluppato un approccio creativo usando intelligenza artificiale per gli archivi digitali LA Philarmonic: 45 terabyte di dati. Di questo progetto l'autore dice 'L'abbinamento di un "computer's mind" con la struttura di un edificio ha dato alle reti neurali della macchina una tela su cui creare sia all'architettura una coscienza con cui sognare utilizzando algoritmi di apprendimento automatico" Refik Anadol sta lavorando con Maurice Benayoun per Ars electronica sullo scambio di memorie tra macchina intelligente (come la chiama lui), un quantum computer e gli archivi di immagini e suoni dove noi depositiamo le memorie creando relazioni simboliche e simbiotiche. Il rapporto con l'arte visiva, con i big data, con le data visualization sono al centro della sua riflessione al limite del paradosso: "Can a data become a pigment?". In sostanza, possiamo creare magma di colore utilizzando dati, unire realtà virtuale e fisica: è la "poetica dei data". Refik Anadola ha proposto per la città di San Francisco una installazione di dati provenienti dalla città stessa e dai suoi abitanti, trasformati con alogoritmi generativi, in una specie di architettura liquida
L’artista è stato chiamato per un TALK molto esaustivo sul suo lavoro che vi rilancio: