Insieme alla sua Compagnie 111, Aurélien Bory si è fatto conoscere nel mondo come un poeta dello spazio e un mago della scatola scenica; un artista capace di amalgamare, nel suo teatro visivo, elementi della danza, della musica, dell’illusionismo e del circo. Nato dal confronto con Specie di Spazi (Espèces d’espace) di Georges Perec, Espæce (si noti la sovrapposizione dei due termini che compongono il titolo del libro) è, dunque, il naturale proseguimento di questo percorso artistico. Con l’acrobata Guilhem Benoit, il danzatore Mathieu Desseigne Ravel, la contorsionista Katell Le Brenn, la cantante d’opera Claire Lefilliâtre e l’attore Olivier Martin Salvan, Bory compone un vero e proprio omaggio allo scrittore francese -orfano in tenera età per la morte del padre in guerra e la deportazione della madre ad Auschwitz- in un puzzle di memorie sbiadite, allusioni, vuoti e assenze. Se a sostituire le pagine di carta che compongono il celebre testo è qui la scena teatrale, allora gli iperbolici giochi linguistici di Perec sono restituiti attraverso la manipolazione di tutti i suoi strumenti materici. Una nuova macchina della visione capace di generare ironia, commozione e meraviglia o un viaggio poetico attraverso i molteplici paesaggi della nostra esistenza.