PREMIO DON SANTE MONTANARO PER L’ARTE CONTEMPORANEA
Uomo, eterno pellegrino – Errare incerto nella contemporaneità
scadenza 31 gennaio 2017
Uomo, eterno pellegrino. L’espressione utilizzata da Mons. Sante Montanaro in un suo scritto si rivela quanto mai attuale, potremmo dire, eterna e sempre valida. E se un termine come pellegrino, così denso di implicazioni semantiche, di stratificazioni storiche e culturali, potrebbe forse apparire anacronistico agli occhi dell’uomo contemporaneo, parlare di pellegrinaggio, soprattutto in ambito artistico e culturale è invece uno degli aspetti più interessanti di questa riflessione.
Peregrinus è un termine che si afferma a partire dal medioevo, affonda le sue radici etimologiche nella locuzione per agros, rimandandoci così a una dimensione liminare, di estraneità allo spazio della città strictu sensu. Il pellegrino è colui che percorre un cammino, colui che viaggia e attraversa di volta in volta i territori più differenti per raggiungere la sua meta. Si tratta di una pratica lontana, le cui radici affondano in età classica e si consolidano per tutto il periodo alto medievale, legata a un sentimento di religiosità e devozione.
Se l’uomo ha sempre viaggiato sin dagli albori della sua storia, e quello di migrazione è un concetto fondamentale all’interno dei processi storici ed evolutivi della specie, la pratica del pellegrinaggio si inscrive all’interno di un fenomeno che è allo stesso tempo religioso e culturale. Proprio perché il pellegrinaggio riveste un’enorme importanza per la storia della cultura e la storia dell’arte in generale, non è un caso se negli ultimi anni, siano molte le iniziative volte alla valorizzazione dei suoi itinerari storici.
La tematica scelta per la prima edizione di questo concorso nazionale dedicato alla figura di Don Sante Montanaro ci porta così a elaborare una riflessione di più ampio respiro sul nostro progredire collettivo come esseri umani ed esseri culturali e a riformulare proprio il nostro concetto di cultura, rendendolo dinamico, attivo, frutto di scambi e di percorsi, di cammini sempre in fieri.
Quella del pellegrino è una condizione peculiare che diventa così emblematica della ricerca dell’artista. In costante cammino, soggetto anche a smarrirsi, offrendo però una chiave di lettura al mondo e una possibilità di interpretazione alla collettività, l’artista è homo viator che si fa carico del bagaglio emotivo, dei pensieri, del presente e del passato dell’universo, in altre parole della sua storia, viaggiando nel mondo e per il mondo.
Il viaggio è una componente della storia dell’umanità così intrinseca ai suoi processi evolutivi, vitale per i processi storici e di formazione delle culture del mondo. Si viaggia perché è necessario farlo e si viaggia perché l’esistenza è dinamica. Ma il pellegrino non è mai colui che viaggia per caso: se è vero che il percorso può apparire incerto, costellato di difficoltà, luoghi angusti e varchi di luce inaspettati, la meta è invece perfetta, sacra, e ne pregusta l’avvicinamento giorno dopo giorno, con uno spirito di sacrificio innato, perché la osserva magicamente con gli occhi dell’intuito, e con la ragione che diventa alleata esattamente come fa l’artista nei confronti della sua meta creativa. E l’arte non teme il pensiero ma lo rende partecipe dello stesso processo creativo, inglobandolo nei suoi meccanismi.
L’artista pellegrino è tutto questo. Egli è nel mondo, ma sa anche restare all’esterno, nutrendosi di quel poco di distanza che occorre per dare all’arte una forma che parli di quel mondo e sia funzionale e utile anche al suo contemporaneo. L’artista è l’alchimista pellegrino che viaggia attraverso il mondo veicolando la sua essenza eterna. È grazie al suo prezioso andare che punti lontanissimi tra loro possono entrare in contatto nello stesso segmento perfetto: qui è la sopravvivenza dell’universo.
E non è forse vero che in questo costante progredire, portiamo con noi come preziosi veicoli idee, sensazioni, conoscenze, memorie dei nostri luoghi di origine? Non importa per quanto tempo camminiamo, e quanto la meta sarà lontana, l’andare dell’umanità è sempre sacro perché è questione di meravigliosa sopravvivenza.
Sta qui il significato del concorso nazionale nel ricordo di una figura che tanto ha creduto nel valore della cultura e delle arti. Perché la collettività possa accedere al futuro è necessario viaggiare e contemporaneamente ricordare il punto esatto da cui si è partiti. Perché non c’è viaggio senza memoria. E non c’è nessun viaggio che non abbia implicazioni culturali, che non porti con sé, all’interno delle sue rotte fattori artistici, parole, e frammenti di vita per ricordarci che l’uomo è un essere culturale.
Preservare la memoria è importante quanto costruire la strada di domani. E quando questo viaggio somiglia più a un errare incerto, ecco che l’artista può offrire il suo istinto per orientare la rotta perché, come affermava Don Sante, l’arte ingentilisce l’anima.
Giuliana Schiavone
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