La rivista Connessioni Remote dell’Università di Milano (Dipartimento di Beni culturali e Ambientali) è on line. Questo secondo numero è dedicato all’artivismo.
In primo piano l’omaggio a GIACOMO VERDE al cui lavoro e al cui impegno militante la rivista si ispira. La copertina è una rielaborazione di Vincenzo Sansone dell’opera di net art X-8×8-X di Giacomo Verde (1999)
24 articoli tra proposte arrivate attraverso la call internazionale, contributi artistici e contributi “a invito”.
Ringraziamo sinceramente Gabriella Giannachi (Università di Exeter), Andrea Balzola (Accademia di Belle Arti di Torino), Aldo Milohnić (AGRFT, Ljubljana), Laura Baigorri (Università di Barcellona) e Martina Coletti (D’ARS magazine) per il loro generoso contributo.
Ringraziamo gli autori:
Rosella Pizzolato/Carlo Presotto/Chiara Spadaro/Alberto Peruffo, David Kern, Enrico Piergiacomi, Federica Timeto, Ilenia Caleo, Emanuele Rinaldo Meschini, Federica Scolari, Paulina Bronfman, Laura Budriesi, Monika Salzbrunn, Benedetta Bronzini, Roberta Ferraresi, Alessandra Ioalé, Simonetta Fadda, Marco Tondello, Giorgio Cipolletta, Laura Cocciolillo.
E ringraziamo ovviamente anche tutti i peer che hanno creato un dialogo (anonimo) con gli autori.
Ringraziamo anche gli artisti con i loro interventi esplicativi del loro lavoro artivistico: Francesca Frigoli/Phoebe Zeitgeist e Clemente Pestelli (aka Guido Segni).
Nato alla fine degli anni Novanta il termine Artivismo ha una sua diffusione capillare grazie al lavoro di divulgazione e curatoriale di Tatiana Bazzichelli, a riviste on line come Digicult di Marco Mancuso, ma anche a reti telematiche, mailing list dedicate, por- tali e progetti web come Stranonetwork, ECN, Cybernet, Isole nella rete, AvANa.net assai prima dell’epoca del “clicktivism”. L’Artivism è uscito dal cono d’ombra dell’underground, ampliandosi a territori e pubblici più vasti, alimentandosi di temi urgenti e attuali: l’ambiente, le politiche dell’immigrazione, lo sviluppo sostenibile, l’uguaglianza di genere, la violenza sulle donne, la tutela delle minoranze linguistiche ecc.
Dietro lo slogan Art is not a mirror held up to reality, but a hammer with which to shape it derivato non a caso, dall’autore politico per eccellenza, Bertolt Brecht, si celano molti network, collettivi o singoli artisti nati sull’onda emotiva di campagne di solidarietà al movimento #blacklivematters o ad Assange. Dalla fotografia etica alle campagne antispeciste, dall’intersectionality alle battaglie sull’equità LGBTQ, ai movimenti gender pay gap e woman empowerment l’artivismo ha davvero allargato la sua prospettiva di intervento.
Dalla call abbiamo ricevuto testi che sviluppano le varie declinazioni del tema, da quello storico della sua “nascita” (i movimenti, gli autori, i gruppi), ai progetti di comunità digitali e di mediattivismo8, dalle manifestazioni antiglobalizzazione, all’Urban Hacking e alle azioni di “datapoiesis” e “dataperformance” fino alle cosiddette “corpografie” artiviste.
Ed inoltre, dalla prima fase “eroica” della Net Art e dell’Hacktivism fino alla più recente (e come afferma Vuk Ćosić, più “manierista”) Post Internet art fino alle pratiche politiche (e poetiche) di rigenerazione urbana (dallo smart mob al flash mob) e di rivendicazione, e/o occupazione creativa di spazi pubblici.
Ospitiamo in questo numero proposte artistiche di creazione partecipata tramite nuovi media o svariate piattaforme dell’universo del web 2.0: dalle App per progetti di social lighting, alle proiezioni sui palazzi riproposti via Instagram, alla creazione di comunità digitali.
Perché le reti oggi, come ricorda Lovink, sono “il sociale”, da quando «il sociale ha smesso di essere un riferimento alla società in quanto tale (…) Le sue pratiche emergono al di là delle fortezze istituzionali».
«Mettersi in rete, creare significato, contestare il potere» sono i tre livelli di azione dei movimenti, scriveva Manuel Castells nel 2012 in un testo ancora troppo poco letto e citato: Reti di indignazione e di speranza. Movimenti sociali nell’era di Internet.
I testi dei nostri autori parlano di un’urgenza sociale dell’arte, di nuove strategie di coinvolgimento e partecipazione in vari Paesi e di diverse tecniche e pratiche di “artivismo”, dal flash mob in Cile, alle manifestazioni para-carnevalesche in Francia e in Italia (quest’ultimo caso, oggetto di studio del progetto europeo ERC di Monika Salzbrunn e del suo gruppo di ricerca), alle manifestazioni performative antimilitariste No Dal Molin a Vicenza.
Al momento della stesura della call, abbiamo avuto difficoltà a definire la data di nascita dell’artivismo, sviati da nuove datazioni, autori e diverse geografie a cui saggi, Wiki e siti rimandavano; a quale Paese attribuire questa “primogenitura”: al Messico di Ricardo Dominguez, a Cuba di Tania Bruguera11 o agli States del collettivo latino-americano delle Mujeres de Maiz?
L’unica cosa certa è che la Bruguera, mentre scriviamo, è stata fermata dalla polizia per un’azione di protesta con i militanti del movimento 27N (27 Novembre) contro la legge sulla censura culturale nel loro Paese: dedichiamo questo numero a lei e a tutti gli artisti “combattenti” per un’ideale comune.