(….) Il tema dell’archivio e delle sue logiche interne di scelta, organizzazione, accessibilità taglia trasversalmente gli ambiti della curatela e della museologia, delle politiche culturali, dei media e delle tecnologie digitali, dell’open source e dei creative commons, del collezionismo e delle pratiche artistiche (soprattutto time-based), e più in generale tutto ciò che riguarda l’accesso e la partecipazione alla conoscenza.
Il n. 33 di “Roots§Routes” si interroga su questo orizzonte teorico e sulle molteplici forme di archiviazione dell’arte contemporanea. Il titolo, Archivio è potere, gioca sull’ambivalenza tra verbo e sostantivo: “potere” come forma di controllo ma anche come possibilità di azione e di cambiamento. Ci interessano contributi sui silenzi degli archivi, sui fondi rimasti a lungo impenetrabili o danneggiati e sul loro impatto una volta riscoperti e riattivati, sulla metafora dell’accumulo e dello scarto, sul ruolo degli artisti come collezionisti e narratori, sui sistemi di tutela e valorizzazione, sui metodi di studio che superano le rigidità e il controllo dei dispositivi che organizzano il sapere.
Ne sappiamo qualcosa. Nella nostra attività di storiche dell’arte abbiamo dovuto forzare dei limiti che ci venivano imposti senza motivazioni esplicite, abbiamo raccolto fonti orali, atteso mesi prima di poter vedere una lettera, indossato guanti bianchi per sfogliare i documenti oppure calzettoni di lana per passare giornate intere fra scaffali di metallo in cantine umide. Ogni archivio frequentato ci è apparso come un organismo dotato di un’anima. Di ciascuno di essi, oltre a riportare i risultati delle ricerche svolte, avremmo voluto descrivere il profilo. Da una prospettiva umanistica, riattivare l’archivio non significa forse trasformarlo da deposito di documenti muti a insieme di testimonianze, di voci che riaffiorano dal passato nel presente? Questo numero risponde dunque anche a una nostra ossessione. Le vostre saranno le benvenute.
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