“Non nasce teatro laddove la vita è piena, dove si è soddisfatti. Il teatro nasce dove ci sono delle ferite, dei vuoti.. E’ lì che qualcuno ha bisogno di stare ad ascoltare qualcosa che qualcun altro ha da dire a lui.”
Questa frase di Jacques Copeau è idealmente il punto di riferimento del regista video e teatrale Fabrizio Pompei per il suo nuovo magnifico documentario OMAGGIO AL TEATRO: I Teatri Nazionali e I giganti della Montagna : si parla del teatro e delle sue (scarse) economie e (molte) incertezze, dei sui sogni, della affannosa ricerca del pubblico e di una comunicazione autentica. Con Pirandello come guida, questo video è un potente racconto sulla ricerca di identità dei Teatri Nazionali.
Il decreto Franceschini del 2015 sullo spettacolo dal vivo ha trasformato i Teatri Stabili in Teatri Nazionali e ha cambiato molte cose nell’organizzazione dei grandi teatri e delle compagnie che ruotavano intorno ad essi con proposte artistiche o progetti di residenza; ha definito nuovi criteri di ripartizione dei fondi pubblici, ha stabilito nuove cartografie di produzione, nuovi assetti, persino nuove figure gestionali non strettamente artistiche. Il dibattito ha tenuto banco a lungo in sedi importanti anche prima della nomina dei primi sette Teatri Nazionali (ma già nel nuovo triennio 2018-2020 ci sono nuove modifiche con l’aggiunta per esempio, di un nuovo Teatro Nazionale, originariamente escluso: Genova).
Data l’importanza dell’argomento, Fabrizio Pompei docente di Storia del Teatro all’Accademia di Belle Arti di Macerata, ha dedicato proprio a questa trasformazione in atto, un efficace e godibilissimo documentario, ricco di suggestioni sonore e visive (con animazioni e grafica originali e interni di alcuni dei più importanti teatri Nazionali); le interviste ai direttori dei Teatri Nazionali intrecciate alla parola teatrale (Ilse: Monica Di Bernardo; Cotrone Claudio Marchione; voci narranti, di Antonia Renzella e Luca Serani), permettono di comprendere al meglio questi passaggi epocali.
Con il decreto del 2015 come ricorda Fabrizio Pompei, I direttori sono i responsabili della politica culturale del Teatro Nazionale, i curatori delle stagioni teatrali e dei progetti triennali. Inoltre il decreto ha stabilito che la commissione ministeriale attribuisce uno specifico punteggio alla “qualità della direzione artistica”.
Il videodocumentario parte da un importante interrogativo: al di là delle economie ripartite, qual è oggi il ruolo di un Teatro Nazionale? Non c’è dubbio che debba rappresentare l’identità della Nazione, ma questo non significa solo mettere in scena autori già consegnati alla memoria e alla Storia, ma anche innescare un circuito virtuoso di innovazione creativa: ci sarà però, davvero spazio per i nuovi autori?
I giganti della montagna l’emblematica opera incompiuta di Pirandello, diventa nel video il simbolo dei teatranti di oggi alla ricerca di un teatro, di sovvenzioni, di contributi. I Giganti sarebbero forse i potenti direttori dei Teatri Nazionali che possono salvare la vita della compagnia facendoli entrare nel “fortino”, nella “torre eburnea” del teatro finanziato dallo Stato?
Un documentario di grande utilità per un pubblico non solo teatrale e per gli studenti dei numerosi corsi di Teatro nelle Facoltà Umanistiche e nelle Accademie di Belle Arti (da Economia e gestione teatrale a Legislazione dello Spettacolo). Emergono ottimi spunti di indagine e vari principi guida: la costruzione della comunità, la protezione dei fragili progetti di un teatro giovane, l’apertura alle nuove proposte.
Luca De Fusco (TN della Campania), parla della produzione che viene fortemente a incrementarsi con il nuovo decreto, Marco Giorgetti (TN della Toscana) definisce il Teatro Nazionale come un punto di riferimento necessario peri una “effettiva scoperta del vero nuovo teatro”.
Il Teatro Nazionale secondo Massimo Ongaro (TN Veneto) è “un potente strumento di produzione e promozione di cultura, una nuova modalità nella guida del teatro”, Antonio Calbi (già direttore del TN di Roma) osserva che il pubblico teatrale c’è, è numeroso ma è frammentato, disorientato perché non esiste una vera e propria rete teatrale, e racconta delle strategie innescate a Roma per trasformare il teatro in una “agorà culturale”.
Sottoscrivo una frase di Massimo Ongaro dal video e la faccio mia: “ Il teatro è il più potente strumento di analisi e di interpretazione della società“.
INTERVISTA A FABRIZIO POMPEI
Anna Monteverdi Perché hai voluto fare un documentario su questi temi teatrali?
Fabrizio Pompei: Sinceramente non so perché è nata l’idea di un documentario sul teatro. Certo, parlare di teatro attraverso un video… è un’idea un po’ bislacca. Ho sentito il bisogno di fare un Omaggio, un tributo, per la centralità che il mondo del teatro ha nella mia vita – un mondo effimero che non posso fare a meno di vedere, di realizzare, di studiare e di raccontare.
La mia riflessione prende spunto dalla recente riforma dello spettacolo dal vivo ma, attraverso l’intreccio tra il testo di Pirandello e le interviste ai direttori dei Teatri Nazionali, ha l’intento di far emergere un’immagine di teatro la cui esistenza è sempre più necessaria nella società in cui viviamo, perché dà spazio alle emozioni, ai sentimenti, ai desideri, cioè, a ciò che, seppur invisibile agli occhi, dà l’essenza alla nostra vita.
Così è nata l’idea di intraprendere un viaggio per mostrare alcuni edifici teatrali, che per la loro architettura caratteristica, forma a ferro di cavallo, divisione tra platea, ordini e palcoscenico, sono detti “all’Italiana”, e per incontrare i direttori dei Teatri Nazionali, – la nuova categoria introdotta dalla riforma che, insieme ai Tric (teatri di rilevante interesse culturale), vanno a sostituire quella dei “teatri stabili” (nati dopo l’esempio del Piccolo di Strehler e Grassi), – e raccontare le loro strategie e le loro politiche culturali.
Non mi sono addentrato negli aspetti della governance, sempre più interessata a raggiungere i numeri (di poltrone, di repliche, di giornate lavorative, di spettatori) necessari a ottenere i finanziamenti pubblici, fondamentali per la sopravvivenza delle istituzioni teatrali, credendo che sia un argomento di poco interesse per gli spettatori – anche se gli effetti li colpiscono direttamente.
Vengono messi a confronto due modi di fare teatro, che sembrano opporsi, ma in realtà rappresentano le facce della stessa medaglia. Uno è quello dell’enclave teatrale (quello dei gruppi, delle associazioni, dei piccoli teatri), che persegue una propria idea di teatro, una sperimentazione, una ricerca, da mostrare a pochi spettatori intimi-appassionati, e un altro (quello finanziato dal MiBAC), che si propone l’obiettivo di mostrarsi al maggior numero possibile di spettatori, non tralasciando le direttive burocratiche-amministrative e accontentando i variegati gusti degli spettatori.
Nel documentario ho cercato di restituire l’immagine particolare del teatro di oggi, metafora della pesca di paranza, la convivenza cioè di pesci grandi e piccoli, di buona o scarsa qualità, che lottano per la propria sopravvivenza cercando una propria identità, un proprio senso vitale, un proprio spettatore.
ANNA MONTEVERDI: Nel secondo triennio 2018-2020 ci sono stati dei cambiamenti….
FABRIZIO POMPEI E’ entrato nel novero dei Teatri Nazionali Genova la cui esclusione nel primo triennio suscitò molte polemiche. Grazie alla fusione tra Teatro Stabile di Genova e il Teatro dell’Archivolto è stato riconosciuto come teatro nazionale.
Esce il Teatro stabile del Veneto dopo la rottura con Il Teatro Nuovo di Verona.
Al teatro nazionale di Roma dovrà essere nominato un nuovo direttore perché Antonio Calbi è stato nominato direttore dell’INDA. Il Piccolo Teatro di Milano (il quale dal 2017 gode di un decreto ad hoc che lo esonera dai parametri del Dm e ha in automatico il 6,5% del Fus assegnato ai teatri).
ANNA MONTEVERDI) Quanto le nuove generazioni conoscono quello che è successo negli ultimi anni nel teatro pubblico con le riforme?
Fabrizio POMPEI Conoscere la riforma non è semplice. Posso dirti che anche i diretti interessati ricorrono a consulenti esterni. Il rischio che si corre è che si lavori più per rispondere ai parametri ministeriali per ottenere i finanziamenti che a una propria identità teatrale.
Il decreto dalla sua emanazione 1 luglio 2014 subisce aggiustamenti ogni anno. Credo che tra gli spettatori, a parte quelli che vivono geograficamente vicino ai Teatri Nazionali, pochi conoscano i cambiamenti in atto e men che meno il decreto. Gli enti anche per motivi burocratici (Statuti) hanno conservato i loro vecchi nomi (Teatro stabile di Napoli, Teatro di Roma, teatro stabile di Torino ecc.) Li puoi vedere nel decreto 2018 che stabilisce i finanziamenti. Teatro Nazionale e TRIC quindi indicano una categoria di appartenenza che deve essere confermata ogni triennio.
Sicuramente la novità ha fatto scaturire negli spettatori un rinnovato interesse per il teatro, e questo è dimostrato dal crescente numero di presenze negli spettacoli sia negli abbonamenti che nello sbigliettamento. Si sentono di appartenere ad una comunità più importante? Ad ogni modo è un fatto positivo.
Gli studenti invece non ne sanno nulla. Come sai sono pochi quelli che vanno a teatro, figuriamoci quanto gli possa interessare l’aspetto burocratico-amministrativo.
Il nostro lavoro di insegnanti è di fondamentale importanza per fargli sviluppare una curiosità, una passione e una coscienza critica.
Nota biografica di Fabrizio Pompei
Fabrizio Pompei si è laureato con lode in Lettere presso l’Università degli Studi dell’Aquila. Ha conseguito il diploma di secondo livello in Scenografia presso l’Accademia di Belle Arti dell’Aquila e un Master di II livello in Regia lirica promosso dall’Accademia S. D’Amico di Roma, in cui ha completato la sua formazione frequentando, in qualità di assistente alla regia, stage diretti da P. Pizzi, R. Brunel, W. Kentridge, F. Zeffirelli. Come regista ha lavorato con importanti istituzioni: Commissione Internazionale per lo sviluppo dei popoli – CISP, Comunità Europea “Youth in action”, ETF European Training Foundation, Narnia Festival, Festival “I Cantieri dell’Immaginario” – promosso dal MiBACT e Comune dell’Aquila, Teatro Stabile di Innovazione – L’Uovo, Società dei Concerti “B. Barattelli”, Istituto Abruzzese per la Storia della Resistenza e dell’Italia Contemporanea, Conservatorio “A. Casella” dell’Aquila, Conservatorio “L. D’Annunzio” di Pescara, ATAM Associazione Teatrale Abruzzese e Molisana, Comune di Roma – Casa delle Letterature. Tra le regie più recenti Lontano, da qualche parte… la prima guerra mondiale attraverso le voci di una generazione perduta e, nel teatro musicale, L’ingegner Gadda alla scoperta dell’Aquila di Errico Centofanti, Summertime da Porgy and Bess di George Gershwin con Massimo Popolizio, Suor Angelica di Giacomo Puccini e l’opera contemporanea Junofirst di Silvia Lanzalone.
In qualità di sceneggiatore e regista ha realizzato diversi documentari tra i quali: “Omaggio al teatro. I Teatri Nazionali e i giganti della montagna” (2018), “La rinascita del teatro a L’Aquila” (2013), “Una generazione in fermento” (2010), “Educazione e formazione musicale per bambini e giovani nella provincia di Buenos Aires” (2008). Ha tenuto in qualità di docente un ciclo di seminari sul teatro del Novecento alla Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università dell’Aquila (2007).In qualità di relatore ha effettuato diverse conferenze-spettacolo tra cui “Maria Signorelli: il teatro a portata di mano”, promosso dal Dipartimento di Scienze Umane dell’Università dell’Aquila (2013), “Teatro di documento” promosso dall’Istituto Abruzzese per la Storia della Resistenza e dell’Italia Contemporanea (2009), “Teatro come terapia” promosso dal Comune dell’Aquila (2008), “Comunicare con gli stranieri: costruiamo un ponte tra mediazione culturale e teatro” nell’ambito del corso di formazione promosso dal C.S.V. dell’Aquila (2008).È autore di articoli e pubblicazioni inerenti tematiche teatrali, tra cui: Teatri Contemporanei. Storia (R)esistenza, Territori (2007), Una generazione in fermento. I giovani e le arti a fine ventennio (2010). Ha insegnato Storia del Teatro per il corso di Laurea Specialistica in Scienze dell’Educazione e Formazione dell’Università dell’Aquila, Regia all’Accademia Albertina di Torino. Attualmente insegna Storia dello Spettacolo all’Accademia di Belle Arti di Macerata.