Per il terzo Manifesta 12 Cook and Talk, i Masbedo realizzeranno il 7 marzo una performance che metterà gli altri commensali nella condizione di dover alternare la degustazione del cibo preparato nel corso dell’evento alla manipolazione di quella materia che tanto caratterizza le nostre giornate: l’immagine digitale. Mentre ci si dedica alla preparazione di una spaghettata di calamaretti a spillo, peperoncino e finocchietto selvatico, i partecipanti e commensali del M12 Cook and Talk osserveranno gli artisti registrare con due telecamere diverse immagini e discuteranno con loro le varie sequenze visive che saranno al contempo proiettate su schermo. Nel corso della serata, i Masbedo mostreranno anche alcuni fermi-immagine estratti da pellicola e da altri documentari, così da discutere insieme agli altri commensali alcune istantanee di vita che affrontano temi come potere, mistero, forma e status.
Vini e bevande saranno disponibili al Caffè Letterario Garibaldi.
Masbedo è un collettivo artistico nato a Milano nel 1999 e formato da Nicolò Massazza e Iacopo Bedogni. Da quasi vent’anni Masbedo coniuga arti visive, pratiche performative, installazione e cinema attraverso un personale vocabolario artistico. Interessati al tema dell’incomunicabilità e alla relazione tra produzione dell’immagine e società della comunicazione, sviluppano una ricerca che ha prodotto sia opere dal sapore più intimistico, sia altre dall’esito socio-politico e antropologico-culturale. Il loro linguaggio artistico si è evoluto approfondendo gli aspetti pittorici del video ambendo al coinvolgimento dello spettatore negli ambienti che di volta in volta la loro arte plasma. Uno degli esiti di tale ricerca è la realizzazione di originali video-performance in grado di includere lo spettatore all’interno dello spazio-video e del gesto creativo. Gianfranco Maraniello descrive così il lavoro del duo: “Proprio nel tentativo di smascheramento delle spinte pulsionali si evidenzia la principale esigenza del lavorare in coppia, ossia la determinazione a sospendere il primato dell’ego consegnando alla logica della reciprocità la decostruzione delle proprie idee artistiche. L’individuo si spoglia dell’abitudine, del proprio habitat, della certezza mondana e trasferisce le fantasie nel condivisibile spazio dell’immaginario. La scrittura è la prima forma di alienazione e di emancipazione dalla fragilità della propria solitudine. Progettare diviene comunicazione e comunione nell’avventura artistica. Il video si offre come mezzo espressivo funzionale per tale esperienza di traslazione, dà ispirazione e rêverie alla costruzione di immagini in divenire. C’è poi una coincidenza tra il modo di lavorare di Iacopo e Nicolò e la condizione dei loro attori. Ciò che è vissuto dagli artisti viene messo in gioco nell’autoanalisi costituita dai loro progetti. L’ipotesi delle opere è la proiezione di impulsi che si esercitano e trovano forma solo nel mutuo riconoscimento e nell’accoglienza offerta dal proprio alter ego”.
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