Ateatro (webzine di cultura teatrale di Oliviero Ponte di Pino in collaborazione con Anna Monteverdi) è stata una bella esperienza di scrittura critica teatrale sul web che ho condiviso sin dalla sua nascita (14 gennaio 2001) fino al 2013; Ponte di Pino voleva creare qualcosa di più ampio e strutturato rispetto al suo sito personale; ne parlammo nell’ottobre 2000 tra Lucca e Milano e poi il tempo di mettere insieme qualche articolo, e nei primissimi numeri firmo i miei primi interventi.

Esce on line un giorno prima di WIKIPEDIA e il web inizia a parlare “teatrese”. Ma della storia di Ateatro e della nostra collaborazione ultradecennale, si può leggere un ricordo dettagliato su TEATRO e STORIA

All’epoca (2001) ero dottoranda di Teatro al Dipartimento di Cinema Musica Teatro di Pisa; stavo svolgendo la mia ricerca su Robert Lepage e proprio al regista canadese ho dedicato moltissimi articoli e interviste su ateatro. Tra i due, ero la “laureata” della rivista; Ponte di Pino vantava ampia esperienza professionale nel settore come giornalista e divulgatore. Io invece avevo scritto solo saggi accademici, mi cimentavo per la prima volta in una forma di scrittura per me diversa: mi dovevo inventare il mio “stile ateatro” che negli anni si è ben delineato. Devo ad ateatro la mia capacità oggi, di scrivere con velocità articoli, saggi e persino libri. Qua la mia produzione integrale su ORCID e sulla piattaforma della Università dove faccio ricerca e insegno dal 2017: la Statale di Milano
Qua si trova un dettaglio di (quasi tutti) i miei articoli su ateatro:
Per la rivista ho pubblicato recensioni, approfondimenti, e ho “portato” diversi collaboratori, da Erica Magris a Andrea Balzola, da Fernando Mastropasqua, a Daniela Sacco e Alessandra Giuntoni: gli articoli e gli interventi erano proposti da molti collaboratori o da noi commissionati anche ad artisti. Numerosi gli estratti dalle tesi di giovani laureati o atti di convegno. Avevamo immaginato celebrazioni o commemorazioni, come quello per i 20 anni della morte di Julian Beck in cui avevo chiesto personalmente a ex membri del Living di inviarci materiali, ricordi e fotografie. Avevo organizzato un’iniziativa con Judith e Hanon a Cascina in collaborazione con la Scuola Normale Superiore di Pisa.
Ho inaugurato la sezione Teatro e Nuovi Media: per l’occasione Giacomo Verde fece per me il “logo” grafico e negli anni, mi regalò molti testi, interviste e contributi. Bei ricordi…. Purtroppo la sezione è andata via con la mia assenza e così anche il logo…

Noi però alla memoria di Giacomo teniamo molto e a lui abbiamo dedicato la rivista dell’Università Statale di Milano da me diretta Connessioni remote: nel Comitato scientifico tra gli altri, è presente il Rettore Prof. Elio Franzini

Erano anni (2001-2005) in cui si organizzavano molti convegni, iniziative anche editoriali dedicate al teatro tecnologico: in queste occasioni io, Balzola, Verde (spesso in compagnia di Paolo Rosa) eravamo sempre invitati: la webzine ateatro diventava anche collettore di tutte queste presentazioni , un modo “veloce” per diffondere idee e pratiche tecnoteatrali. Collaboravamo tutti con Hystrio e non c’era concorrenza: l’obiettivo era comune, diffondere la cultura teatrale con gli strumenti critici adeguati. Nel 2005 con Balzola scrivemmo il fondamentale volume Le arti multimediali digitali per Garzanti, e ancora una volta pubblicazione e sito erano strettamente connessi per collegare correnti, autori, comunità.

Sono certa che abbiamo influito con il nostro pensiero, con le nostre critiche a modificare la programmazione dei Festival, ad aprire a ambiti, settori e autori che forse non avrebbero mai avuto questa possibilità. Per primi abbiamo parlato di “videomapping” in un articolo che è diventato tra i più citati nelle tesi dei laurea e lo abbiamo fatto attribuendo a questa tecnica un carattere di teatralità che poi è stato anche teorizzato (Nuovi media nuovo teatro, 2011; Leggere uno spettacolo multimediale, 2020); ho personalmente curato lo speciale su Paolo Rosa nella triste occasione della sua scomparsa. E Giuseppe la Spada rispose mandandoci questa foto bellissima in ricordo di Paolo, l’indimenticato Paolo:

I Festival erano ampiamente trattati e tratteggiati, da Santarcangelo a Inequilibrio a Riccione TTV a Volterra e Polverigi: abbiamo fatto conoscere artisti che sarebbero stati fondamentali per la “storia del teatro tecnologico”: dal Big Art Group ai KONIC a Marcel.lì Antunez Roca a Mark Coniglio. Ho curato uno speciale su Beckett multimediale, uno sul teatro politico dei Balcani -Kosovo nel 2012 a seguito di 6 viaggi a Prishtina. Il reportage fu ripreso anche da Repubblica grazie a Anna Bandettini. I testi sul drammaturgo kosovaro Jeton Neziraj di Anna Monteverdi sono stati pubblicati anche da Osservatorio Balcani e Caucaso e dalla rivista Eastap- rete europea dei teatri diretta da Josette Féral
Teatro e Storia mi chiede uno speciale sul Kosovo (che pubblichiamo come sezione di ATEATRO) e io qualche anno dopo termino anche un documentario Nuovo teatro in Kosovo andato in onda su RAi5 il 27 marzo 2017, giornata mondiale del Teatro.

Il tema del plagio era spesso presente: i miei articoli su Lepage sono stati ripresi da molti altri articoli quasi letteralmente, senza citare la fonte. Pazienza. Rischi del mestiere: quando preferisci rendere libero il tuo “pensiero” può capitare.

Non mi resta che fare molti auguri alla webzine: io ne sono uscita nel 2013 e ho fondato la “mia” rivista che state leggendo (e che ha ottenuto ISSN) più “spinta” sulla Digital performance. Il “laboratorio” di scrittura di ateatro mi è stato utile ma dovevo anche dedicarmi a un lavoro vero che per quel che mi riguardava, era dentro l’Accademia di Belle Arti e soprattutto dentro l’Università.
L’ultima mia produzione dopo 8 libri e qualche centinaio di articoli, è il documentario MEMORIA MASCHERA E MACCHINA DEL TEATRO DI LEPAGE: il 23 gennaio sarà trasmesso su RAI 5 alle 22,30 questo doc mio e di Simone Cannata…. Il mio quinto documentario.

Un suggerimento: la webzine dal punto di vista grafico è proprio ferma alla versione 1.0 🙂 certo, la differenza la fa il contenuto lo sappiamo ma sul web chi legge 50 schermate di seguito????
Quindi in bocca al lupo ai “superstiti” di questa rivista per i suoi (nostri?) 20 anni: abbiamo fatto un po’ di strada insieme. In un’epoca in cui i blog imperversano, ateatro è ancora un punto di riferimento per giovani critici: allora…altri 20 anni così (vabbé dai 10 sicuro)…ma cambiate la grafica! 🙂
