La nuova edizione di Residenze digitali 2022 termina con la programmazione degli eventi on line degli artisti selezionati dalle reti teatrali e seguiti dalle tutor (A.M.Monteverdi, Laura Gemini e Federica Patti).
Il progetto delle Residenze Digitali nasce nel 2020 da un’idea del Centro di Residenza della Toscana (Armunia, CapoTrave/Kilowatt), che da allora ha esteso il partenariato ad Associazione Marchigiana Attività Teatrali AMAT, Centro di Residenza dell’Emilia-Romagna (L’Arboreto – Teatro Dimora di Mondaino, La Corte Ospitale di Rubiera), Fondazione Luzzati Teatro della Tosse di Genova, Associazione ZONA K di Milano, Piemonte Dal Vivo – Lavanderia a Vapore del Piemonte e Fondazione Romaeuropa di Roma.
L’intento è quello di stimolare gli artisti delle performing arts all’esplorazione dello spazio digitale, come ulteriore o diversa declinazione della loro ricerca autoriale.
Ecco gli artisti vincitori delle Residenze Digitali 2022 che porteranno il risultato del loro lavoro nella settimana dall’8 al 13 novembre on line. Al link la prenotazione su LIVE TICKET
Christina G. Hadley-La montagna del sapone
Kamilia Kard–Toxic Garden – Dance Dance Dance
ultravioletto-Hello World!
BOTH Industries-Still Walking, on air
gruppo nanou–THEM [immagine-movimento]
Teatrino Giullare-Drone tragico. Volo sull’Orestea.
Il calendario è visibile qui ed è possibile likarsi direttamente a LIVE TICKET per prenotarsi. Da oggi conosciamo i singoli artisti e approfondiamo il loro lavoro.
Cominciamo con Teatrino Giullare fondato da Giulia Dell’Ongaro e Enrico Deotti
Come tutti i progetti delle Residenze, ciascuna compagnia e/o artista declina il proprio lavoro in modalità e residenze differenti: Teatrino Giullare hanno approfittato dei viaggi in tournée teatrale per trovare ambienti, situazioni, paesaggi dove trovare le tracce di Oreste protagonista dell’omonima tragedia.
Infatti il loro progetto, ben chiaro sin da subito, è stato quello di realizzare una web serie ispirata al classico che nel corso della settimana delle residenze “rilasciasse” una puntata al giorno di questa ben nota tragedia eschilea raccontata da un video molto speciale, con effetti e trattamenti degni di un’opera di videoarte e con un focus su un concetto chiave,quello della visione dall’alto degli avvenimenti della storia, che si concretizza tecnicamente con le riprese aeree da un drone. Da qui il titolo davvero efficace: Drone tragico. Un titolo che cortocircuita un elemento tecnologico con la letteratura antica e che riporta alla presenza di quegli uccelli che ricordati nei versi dei tragediografi, e che incombono su cadaveri per avere il loro pasto come nell’Antigone.
Come è noto, nella tragedia, la vendetta contro Oreste si interrompe grazie all’intervento di Atena – dea della sapienza– la quale, per giudicare Oreste, istituisce un apposito tribunale, composto da dodici cittadini e presieduto dalla stessa Atena. Davanti a quel tribunale si celebra un processo di matricidio ma al momento della decisione, i voti sono pari, e si procede con l’assoluzione di Oreste perché Atena si schiera a suo favore. Il dramma antico con i suoi interrogativi sui temi della colpa e della giustizia sono ancora qualcosa di vivo e vibrante nella cultura contemporanea: il verdetto della corte nelle Eumenidi verrà verificato con il tempo e con il cammino umano verso la democrazia.
Chi scrive ha già avuto la possibilità di vedere un episodio di Drone Tragico e alcune suggestive fotografie: le caratteristiche della tragedia non si disperdono nell'”aumento” tecnologico dovuto al video a 360° anzi, questo conferisce loro una dimensione attuale e universale, quel messaggio che lo studioso Gilbert Murray sintetizzò con una frase imperativa: “L’Orestea è la più grande conquista dello spirito umano”. Certamente è difficile oggi confrontarsi con un testo che ha avuto molteplici interpretazioni contemporanee rimaste nella Storia del teatro: la tragedia della stirpe degli Atridi è stata letta in chiave politica sia da Peter Stein (1980) che da Peter Hall/Tony Harrison (1981), da Ariane Mnouchkine (la tetralogia Les Atrides, 1992 con aggiunta dell’Ifigenia in Aulide di Euripide), quest’ultima con aggiunta di motivi e elementi del mondo orientale (la danza indiana kathakali, il kabuki e il teatro Nô) e da Romeo Castellucci che nel 1995 propose Orestea (una commedia organica?), secondo Marco De Marinis non una fedele trasposizione del testo classico ma “una straordinaria ricreazione del tragico antico”.
Teatrino Giullare sceglie di concentrarsi sull’uccisione di Clitennestra da parte del figlio Oreste dopo il rientro di Agamennone tornato vincitore da Troia; nuove guerre civili appaiono all’orizzonte.
Cosa raccogliere queste tracce antiche e come proporre la propria visione? La risposta di Teatrino Giullare è evidente: “Non saremo noi a darvi questo punto di vista, lo sceglierete voi”. E così la tecnologia funge da filtro di coscienza per lo spettatore, un’interfaccia etico-morale che vola alto sul destino di Oreste, in uno spazio libero, di condivisione dove vagare insieme con il protagonista in luoghi desertificati che sono i luoghi della sua mente. Nel percorso incontra le maschere tragiche, tutto quello che rimane delle storie degli altri personaggi, da Egisto a Clitennestra. La grafica outline, che scontorna paesaggio e figure rimanda a una versione antinaturalistica e a uno stile minimalista molto evocativo, come fosse un film fatto di disegni realizzati a mano.
Nel suo cammino solitario come un Amleto irrequieto, il protagonista incontra le maschere di tutti i personaggi della tragedia, in luoghi significativi: abbandonate in fiumi, dentro spazi svuotati, lungo autostrade desertificate. Scontornate e ridotte ai segni essenziali, sono la forma dell’incubo, del senso di colpa. Il video, volutamente astratto, non riconduce ad alcuna ambientazione specifica: è un paesaggio mentale, un paesaggio di espiazione. Le azioni filmate con un drone e con una videocamera 360 gradi, concedono allo spettatore la possibilità di guardarsi attorno, scegliendo cosa guardare. Ma nella velocità del percorso non riusciamo mai a cogliere l’intera scena: come Oreste, anche noi viviamo solo porzioni di realtà senza conoscere la sostanza reale e integra della vita.
Le riprese sono state effettuate nel corso dei viaggi di lavoro di Giulia Dall’Ongaro e Enrico Deotti che ricordano nel diario realizzato da Francesca Giuliani che li ha seguiti per il blog dell’Arboreto, partner del progetto, SguarDiDimora: “La ricerca dei luoghi avviene perlustrando zone che ci circondano e che abbiamo attraversato dalla provincia di Bologna, al nord della Germania, la Sicilia, il Lazio e di recente New York dove eravamo per un’ installazione. Durante questo periodo abbiamo soggiornato in case diverse ed è il tema della casa che ha unito la nostra ricerca visiva insieme a quello del percorso. L’Orestea è il viaggio di Oreste, il suo ritorno a casa dopo un periodo di esilio e poi la fuga dalla casa e il vagabondare ospite in diverse dimore. I nostri viaggi visivi terminano con degli arrivi in case diverse a volte reali a volte miniature. Una parte del lavoro infatti lo abbiamo eseguito in interni, in stanze o case abbandonate ed anche utilizzando case in miniatura”.