E’ appena uscito per le edizioni GECHI (Salerno), il volume TEATRO E IMMAGINARI DIGITALI. SAGGI DI MEDIOLOGIA DELLO SPETTACOLO MULTIMEDIALE a cura di Alfonso Amendola e Vincenzo Del Gaudio che contiene contributi oltre che dei curatori, di J. Malvezzi, A.M.Sapienza, M. Tirino, C. Infante, E. Pitozzi, A. Di Maso,M. Cozzolino, F. Deriu, L. Gemini, R. Savo, A. Pizzo.
Recensione di Anna Monteverdi
Il volume, che apre nuove prospettive nello studio del teatro contemporaneo, non si limita a fare una sintesi della produzione tecnologica teatrale a partire dalla fortunata stagione del videoteatro italiano degli anni Ottanta (segnalata cronologicamente dallo spettacolo Punto di rottura dei Magazzin)i ad oggi, ma ripensa la produzione scenica in un’ottica di interpretazione critica sociologica e mediologica insieme, cioè guardando al linguaggio teatrale dal punto di vista dei media utilizzati. Cosa cambia sul piano della percezione, della natura della comunicazione, della struttura drammaturgica, dello statuto di spettatore quando il processo creativo teatrale si apre al paradigma mediale assorbendone -completamente o parzialmente – i modi e i punti di vista? Qual è lo “specifico del teatro” quando l’ambiente della performance si estende al network, come si trasformano concetti naturalmente teatrali quali quelli di “immersività”, “interattività”, “immediatezza” una volta che questi vengono “mediati” da sistemi informatici? E come si traducono quegli stessi media una volta che dai videogame o da una APP per cellulare, trasbordano direttamente sul palcoscenico, diventando parte integrante di un processo drammaturgico, espandendo persino i propri territori fisici? Quando la tendenza generalizzata al gaming di un certo teatro porta dall'”artificazione” materiale di cui parlano Nathalie Heinich e Roberta Shapiro, a una vera e propria strutturazione narrativa teatrale legittimata quanto a valore e statuto? La rilettura suggerita nel libro di Del Gaudio e Amendola di Computer as Theatre di Brenda Laurel e degli studi di Abruzzese può essere un valido punto di partenza per ripensare il teatro al tempo dei new media oltre la generalizzazione spesso proposta in convegni internazionali di “intermediality in Theatre” che hanno portato alla valorizzazione iperbolica e a dir poco arbitraria, di operazioni tecnoteatrali non proprio efficaci.
Come dice Mario Perniola ne L’arte espansa: “Nessuna strategia artistica può fare a meno di una strategia teorica”.
In questo caso l’esaustivo volume (sia come contributi che come bibliografia) ha alcuni riferimenti metodologici chiave negli studi di Manovich, Jenkins, Parrikka, Castells, Hutamo, Bolter-Grusin. Tali studi, uniti a quelli italiani legati alla scuola di Salerno dello stesso Amendola e di Urbino di Boccia Artieri aprono la strada a concetti poco esplorati e poco applicati nell’analisi teatrologica, quali “rimediazione”, “schermologia”, transmedialità, iperconnesione che permettono ai numerosi autori dell’antologia, di analizzare e indagare spettacoli-chiave del “teatro analogico” prima e della digital performance poi (da Ritorno ad Alphaville a Camera astratta a Les AIguilles et l’opium a MDLSX), e di riflettere. oltre la pura prospettiva storica, sull’estetica di alcuni fondamentali registi e interpreti (Marcel.lì Antunez Roca, Wilson, Murgia, Motus, Wooster group, Hubert Westkemper, Dynamis).
La produzione di una “neo drammaturgia digitale” per dirla con il felice termine coniato da Antonio Pizzo, porta a un ibrido di teatro e interattività e teatro e cinema ben visibile negli spettacoli di Wilson, Lepage, Wooster Group, Marcel.li Antunez Roca, mentre la dinamica del “farsi media” apre il teatro ai network più variegati e a una congenialità con internet e con i suoi effetti virali.
Teatro e immaginari digitali. Saggi di mediologia dello spettacolo multimediale a cura di Alfonso Amendola e Vincenzo Del Gaudio, Gechi editore, 2018, Salerno Milano.
Introduzione. Prolegomeni per una mediologia del teatro di A. Amendola e V. Del Gaudio
Sezione I: Teatri dall’analogico al digitale
“Reinventare” il teatro attraverso il cinema. Punto di rottura del Carrozzone/Magazzini Criminali prod. di Jennifer Malvezzi
Da Peter Cheyney a Falso movimento passando per Godard: Alphaville e il teatro come ipermediazione performativa di Mario Tirino
Esperienze pionieristiche: La camera astratta di G. B. Corsetti e Studio azzurro di Annamaria Sapienza
Memoria di pietra. Performing media: un percorso crossmediale tra videoteatro e radiofonia di Carlo Infante
Les aiguilles et l’opium di Robert Lepage: dall’edizione del 1991 a quella del 2013 (aggiornando il software) di Anna Monteverdi
Sezione II: TEATRI DIGITALI
Exils: elementi di schermologia digitale di Vicnezo Del Gaudio
Il prisma del reale. La scena intermediale secondo Dumb Type e Shiro Takatani di Enrico Pitozzi
Adam’s passion: la drammaturgia musicale di Arvo Part nella drammaturgia della luce di Bob Wilson di Angela di Maso
Per oggi non si cade, un esempio di drammaturgia sonora di Milena Cozzolino
Reverse Theatrofilm, Hamlet del Wooster group (2007-2012) di Fabrizio Deriu
Digitale incarnato. Mediologia di MDLSX di MOTUS di Laura Gemini
2115 di Dynamis: il futuro visto dal passato, nel presente di Renata Savo
Giocare con la tecnologia: Pseudo di Marcel.lì Antunez Roca di Antonio Pizzo