E’ firmato da Imaginarium Creative Studio di Viareggio (Davide Giannoni e Francesca Pasquinucci) l’allestimento di Tosca a Palazzo Farnese di Piacenza dello scorso 30 agosto con la regia di GIORGIA GUERRA.
Un progetto molto particolare, visto l’ampio spazio dato al videomapping e all’intervento tecnologico. Una tecnologia che però, prende a piene mani da un tratto pittorico/grafico tradizionale, che è quello di Imaginarium, che suggerisce ed evoca tutti i passaggi emotivi della partitura pucciniana, senza mai affidarsi a narrazioni didascaliche lasciando invece spazio a visioni che nascono proprio dallo studio della musica.
Da tempo sosteniamo che la tecnologia -specialmente questa delle proiezioni site specific e in videomapping- aiuta un linguaggio come la lirica ad avvicinarsi al pubblico comune e giovane, ne sono esempio Il flauto magico di Berry Kosky e gli allestimenti più recenti di Davide Livermore per il Teatro di Siracusa e per il Teatro di Genova.
Spiegano Francesca Pasquinucci e Davide Giannoni di Imaginarium:
“Nei nostri progetti visivi legati alla musica, soprattutto nella lirica, sentiamo sempre la necessità di affiancare alla linea drammaturgica principale una specie di sottotrama personale, perché è nostro modo per approfondire i concetti, i temi e i messaggi nascosti tra le note e le parole dei libretti. Arriviamo così a sviluppare delle specie di “sottotrame” che ci permettono di sviluppare una drammaturgia visiva che vuole dare allo spettatore la possobilità di avere altre suggestioni e altri spazi di lettura e di emozione. Ovviamente avendo sempre chiaro l’obiettivo storico del compositore e l’idea del regista con cui stiamo lavorando. Ci deve sempre essere un rispetto di partitura e visione registica. I visual di Tosca sono così nati cercando un’ispirazione architetturale dettata dalla complessità della gigantesca parete interna di Palazzo Farnese, divenuta per noi vero e proprio supporto “onirico” e scrigno di un racconto visivo disegnato sui picchi emotivi della musica di Puccini, e un’ispirazione semantica che trova nell’idea della forza, della sensibilità e dell’effimero della Natura una sorta di contatto viscerale primordiale con i concetti di libertà, capacità di amare, generosità e coraggio che accostiamo al personaggio di Floria Tosca. Effimera è la vita della Natura, come effimera è la vita di Tosca, che dopo essere stata portatrice di Amore, di carità e di arte, viene soffocata dalla dall’avidità e dall’abuso di potere.
Se nel primo atto i fiori di Tosca, le sfumature di colore, la dolcezza dei movimenti, ci accompagnano poeticamente, con un’ode alla femminilità, verso l’epicità del Te Deum, il secondo atto, in contrasto, è caratterizzato da una geometricità ritmica e inquietante, atta a svelare la mostruosità di Scarpia. Una casa “mostro”, che alla fine si scopre essere proprio una proiezione interiore del personaggio stesso, che respira, attacca, tortura e muore. Il terzo è l’atto della disintegrazione dell’animo umano, di una virilità scomposta e aggrappata alla sofferenza.
Il suicidio di Tosca è un quadro strappato, un prezioso ritratto di donna trafitto dalla violenza di azioni e pensieri.
Una nostra idea di donna fautrice di equilibrio cosmico, è andata così correndo a fianco della visione registica di Giorgia Guerra incentrata sul concetto di femminilità e di libertà”.
I contenuti dei visual sono tutti realizzati a pennarello su carta, e, in alcuni momenti, mischiati ad elementi di collage art. La scena, dinamica, è un continuo formarsi e distruggersi di suggestioni, tra il surreale e la pop art. La tecnologia è qui solo uno strumento per far vivere una scena che ci riporta all’artigianato vero e proprio e all’arte antica del teatro fatto di carta, colori e ombre. Un mezzo del presente che porta nel futuro la tradizione.
Tosca a Palazzo Farnese è stata prodotta da Fondazione Teatri di Piacenza, con la direzione del M° Sesto Quatrini, le luci di Michele Cremona e i costumi di Artemio Cabassi.
Un cast stellare che ha visto protagonisti Chiara Isotton nei panni di Floria Tosca, Francesco Meli in quelli di Mario Cavaradossi e Luca Salsi in quelli del Barone Scarpia. Con la partecipazione dell’Orchestra Filarmonica Italiana, il Coro DEL TEATRO MUNICIPALE DI PIACENZA, VOCI BIANCHE DEL CORO FARNESIANO DI PIACENZA.