Un ricordo bello e lontano. Le fasi di creazione di uno spettacolo di Lepage La face cachée de la lune (2001) premiato nei massimi Festival mondiali e che è rimasto in tournée molti anni (è ancora è in repertorio portato in giro dall’attore Y. Jacques). Un ricordo dei miei primi studi su di lui, una memoria indelebile per la generosità con cui mi ha messo a disposizione il suo archivio, le sue riflessioni…..Posso dire che tutto è nato in quel maggio 2001. Un grazie enorme a Giacomo Verde che ha prodotto le immagini e il montaggio. Da vedere rigorosamente con in mano il mio libro, Memoria maschera e macchina nel teatro di Robert Lepage (Meltemi 2018)
L’intervista, su espressa richiesta di Lepage è stata fatta in italiano.
Il video prevede una “doppia narrazione”: l’intervista a Lepage procede di pari passo con la visione della costruzione progressiva della macchina scenica (in dissolvenza o talvolta a schermo intero). Si è cercato di rispettare “il tempo reale” dell’intervista con pochissimi interventi o tagli. Verde ha mantenuto le incertezze, le lunghe pause, gli errori di traduzione, l’inciampo per mostrare la “faccia umana” dell’artista: Lepage mette davanti a tutto, sempre, la comprensione del suo lavoro, come a dire che al pari di qualsiasi altra esperienza di comunicazione, teatro deve prevedere un incontro, uno scambio reale tra l’artista e il suo pubblico. La scelta di usare la lingua dell’interlocutore è prima di tutto una scelta di “comunicazione reale”, dunque e diventa metafora principe del suo teatro, intriso proprio di quel multilinguismo e multiculturalismo che ne fa una vera creazione “sans frontiérs”. Il video, poi, ha proprio il marchio di fabbrica di Verde: l’antitelevisività; tutto è giocato sul fuoricampo, su quello che è televisivamente scorretto; la voce fuori campo che altri non è che in questo caso “l’operatore” Giacomo Verde, interviene direttamente a correggere parole, a fare domande, mentre Lepage cerca di far capire che il vero senso del suo teatro è la costruzione di un “miracolo” che dura un attimo, ma al cui successo contribuiscono un grande numero di tecnici, macchinisti che stanno nella parte nascosta del palcoscenico.
“Teatro” dice Lepage “è una questione di equilibrio tra la parte in ombra e la parte in luce dello spettacolo”.