Jérôme Bel, coreografo francese tra gli esponenti più significativi del panorama internazionale contemporaneo. ha presentato Gala, in prima nazionale a Prato e Firenze (coproduzione Fabbrica Europa e Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato) e la sua mostra personale a cura di Antonia Alampi al MUSEO PECCI.
https://centropecci.it/it/mostre/ja-ra-me-bel
Si rimane davvero senza parole di fronte a questo straordinario spettacolo in cui protagonista è quel mondo colorato prelevato direttamente dalla vita che ci circonda, quella vita fatta di corpi inadatti alla danza, di performer improbabili o gesti apparentemente insignificanti o addirittura antiespressivi.
Ci commuoviamo a seguire la logica -o meglio il non sense- dei loro passi, ci immedesimiamo nelle goffe posture di questi ballerini perché, diciamolo, nel buio della nostra cameretta, o nel tinello di casa nostra ci siamo tutti mascherati come loro e ci siamo tutti buttati nella mischia a ballare scomposti ma pensando di essere al centro di un palcoscenico importante, a un galà.
Le regole che il coreografo francese vuole scompaginare sono chiare: mostra un power point con vari teatri di tutto il mondo, con i vari punti di vista dal palcoscenico verso la platea, e ogni “numero d’attrazione” è anticipato da un cartello annunciante il nome (assolo, pas de deux, ensemble,). Cosa manca per non essere davvero “danza”? Perché questo non dovrebbe essere teatro? Un “teatro libero” senza schemi, canovacci, falsi ruoli.
Dice Jérôme Bel:
“E’ la danza necessariamente condizionata da un’acquisizione di competenze? come questi interpreti possono essere diversamente qualificati se quello che stanno facendo è una performance? una danza eseguita non perfettamente non è comunque danza?”
Diceva Julian Beck che “Ognuno di noi è un artista sublime” e questo spettacolo ne è la prova suprema. La bellezza che non è bellezza ma è la vita che scorre, ci appartiene e quindi, inconsciamente, facciamo il tifo per questi performer che danzano la vita.
Che abbiamo visto ai binari dei treni con le cuffiette, che abbiamo riconosciuto alla fermata dell’autobus a chiedere l’ora, o nei corridoi di qualche ufficio, in fila dal medico..Il teatro rivela la verità sotto quella maschera sociale che ci impegna faticosamente in una serie di convenzioni e comportamenti a cui non crediamo più neanche noi. Ballano levandosi con allegria la maschera che popola il nostro devastato mondo.
Il progetto riunisce danzatori e non-professionisti di diverse formazioni per interrogarsi sul concetto di danza, come dice il programma di sala “Lo spettacolo mostra l’infondersi degli immaginari artistici nel contesto sociale; i passi e le attitudini propri a ogni genere coreografico costituiscono insieme una memoria collettiva, una conoscenza culturale incorporata. Ogni performer porta sul palco la propria conoscenza e informa gli altri, nel doppio senso di trasmettere saperi e scolpire i loro corpi”.
Jérôme Bel (n.1964) vive a Parigi, ma lavora in tutto il mondo. Ha studiato al Centro Nazionale della Danza di Angers.
I suoi film e spettacoli sono stati presentati in musei di arte contemporanea e biennali di tutto il mondo, tra cui la Yokohama Triennale, il MoMA di New York, dOCUMENTA(13), Tate Modern, Centre Pompidou Paris, Malaga e Metz, la Biennale di Lione, la Biennale di Porto Alegre e la Biennale di Tirana, il Palais de Tokyo, Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris, MABA Buenos Aires, Performa New York e Fondation Bernardo Lisboa.
Il suo primo lavoro da coreografo, dal titolo nom donné par l’auteur (1994) è una coreografia di oggetti. Il secondo, Jerome Bel (1995), ruota intorno all’identità e totale nudità dei suoi interpreti. Il terzo, Shirtology (1997), è stato commissionato dal Centro Cultural de Belem (Lisbona) e Victoria (Ghent). Nel 2000 una versione giapponese di questo lavoro è stata prodotta a Kyoto e a Tokyo. Shirtology presenta un attore che veste e si fa guidare dai brand di molte T-shirts. The last performance (1998), citando la coreografa tedesca Susanne Linke, l’Amleto e André Agassi, cerca di definire un’ontologia della performance. Nel 1999 chiede a Myriam Gourfink di coreografare un solo per lui: Glossolalie (1999). Il lavoro Xavier Le Roy (2000) è stato firmato da Jérôme Bel ma in realtà è stato coreografato da Xavier Le Roy stesso.
The show must go on (2001) coinvolge un cast di venti performer, diciannove canzoni pop e un DJ. Il lavoro è stato parte del repertorio del Deutsches Schauspielhaus di Amburgo dal 2000 al 2005 e nel repertorio della Lyon Opera Ballet dal 2007 al 2014. Nel 2004, Bel è stato invitato a produrre un nuovo lavoro per la Paris Opera ballet: Veronique Doisneau (2004), un documentario teatrale sul lavoro della ballerina Véronique Doisneau, parte del corpo di balletto della compagnia. Lo stesso anno produce The show must go on 2 (2004), un’opera che Bel considera un fallimento e che ha cancellato dal suo repertorio dopo averlo mostrato a Bruxelles, Parigi, Berlino e Singapore.
L’anno dopo, Bel è invitato a lavorare a Bangkok dal curatore Tang Fu Kuen, e lì produce Pichet Klunchun and myself (2005) con il ballerino di danza tradizionale tailandese Pichet Klunchun. In questo lavoro Pichet Klunchun e Jérôme Bel discutono delle loro pratiche artistiche nonostante le differenze culturali abissali che li dividono. Isabel Torres (2005), realizzato per il Teatro Municipal di Rio de Janeiro è la versione brasiliana della produzione per l’Opera di Parigi. Nel 2009, Bel produce Cédric Andrieux (2009), nel contesto di una serie di performance che mettono in discussione l’esperienza e il sapere degli interpreti stessi, che include Véronique Doisneau (2004), Isabel Torres (2005), Pichet Klunchun and myself (2005) e Cédric Andrieux (2009). Nel 2009 produce A spectator, un monologo di un’ora in cui Bel racconta agli spettatori alcune sue esperienze come spettatore. Nel 2010, con Anne Teresa De Keersmaeker, realizza 3Abschied, una performance basata su The song of the Earth di Gustav Mahler. Nel 2012, produce Disabled Theater, un lavoro realizzato con il Theater Hora di Zurigo, un compagnia di attori con disabilità.
In Cour d’honneur (2013) quattordici persone parlano della loro esperienza come spettatori di Cour d’honneur del Palais des Papes al Festival di Avignone. In Gala (2015), Bel mette insieme ballerini professionisti e non. In Tombe (2016), una performance realizzata su invito dell’Opéra National de Paris, Jérôme Bel propone ad alcuni ballerini di invitare, per un duetto, una persona con la quale non condividerebbero mai la scena.
Nel 2005 Jérôme Bel ha ricevuto il Bessie Award a New York per la performance The show must go on. Nel 2008 ha ricevuto il Routes Princess Margriet Award for Cultural Diversity (European Cultural Foundation) per Pichet Klunchun and myself. Nel 2013, Disabled Theater è stato selezionato per il Theatertreffen a Berlino ed ha vinto il Swiss Dance Awards – Current Dance Works.