L’Orchestra e il Coro del Maggio Musicale Fiorentino, diretti dal Maestro Fabio Luisi, eseguiranno 5 luglio alle 21.15. a Pistoia la Sinfonia n. 2 di Gustav Mahler proprio dal palco di Piazza Duomo. Arts. Noi lo avevamo incontrato nello splendido foyer del Carlo Felice e gli avevamo fatto alcune domande relative alla sua collaborazione con uno dei massimi registi teatrali contemporanei, Robert Lepage per la produzione del RING di Wagner del Metropolitan di New York. L’intervista sarà parte del documentario in corso di realizzazione sul teatro di Robert Lepage.
Fabio LUISI è nato a Genova ed è Direttore principale al Metropolitan di New York. Attualmente è Direttore musicale anche dell’Opera di Zurigo
Fabio Luisi ha vinto un Grammy Award per la sua interpretazione delle ultime due giornate del Ring des Nibelungen: l’intero ciclo prodotto in DVD da Deutsche Grammophon, considerato la migliore registrazione operistica del 2012. La sua vasta discografia comprende opere di Verdi, Salieri e Bellini; brani sinfonici di Honegger, Respighi e Liszt; musiche di Franz Schmidt e Richard Strauss e una premiata esecuzione della Nona sinfonia di Bruckner. Nel 2015 ha inaugurato la collana discografica della Philharmonia Zurich incidendo musiche di Berlioz e Wagner, nonché Rigoletto di Verdi, cui recentemente si è aggiunta la versione originale dell’Ottava sinfonia di Bruckner, raramente registrata in disco. La sua biografia è straordinariamente ricca di successi e di riconoscimenti e rimandiamo al suo sito per approfondimenti. Ci piace ricordare che oltre a dirigere grandi teatri e orchestre internazionali, Luisi è anche direttore musicale del Festival della Valle d’Itria e dell’Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti” a Martina Franca promossa e organizzata dalla Fondazione Paolo Grassi di cui è presidente il prof. Franco Punzi e direttore Rino Carrieri.
Oltre alla musica, coltiva anche un’altra passione: quella di creare profumi artigianali, da lui stesso personalmente realizzati, le cui vendite, attraverso flparfums.com, servono a finanziare la Luisi Academy for Music and Visual
Anna Monteverdi: Lepage e Wagner, teatro, musica e tecnologia: quanto a suo avviso l’innovazione tecnologica può contribuire a far conoscere non solo l’opera musicale ma anche il messaggio di opera d’arte totale di Wagner?
Fabio Luisi: L’opera lirica come del resto qualunque rappresentazione teatrale, è per definizione destinata a mutare nel tempo; questo cambiamento avviene normalmente durante la storia di questa opera d’arte che non è come un’opera d’arte figurativa a sé stante, chiusa nell’epoca in cui è stata concepita. Lepage è il testimone più congeniale di opera d’arte che muta nel tempo; in questo senso il suo approccio molto tecnologico alla tetralogia di Wagner è stato stimolante e interessante, e Wagner ne sarebbe stato piuttosto contento.
Anna Monteverdi: Quale è stato il rapporto tra direzione musicale e direzione registica e quali sono stati i passaggi chiave di questa drammaturgia musicale?
Fabio Luisi: Lepage è una personalità straordinaria, sa esattamente come realizzare ciò che desidera e per me è stato molto educativo, lui è un uomo di teatro visionario con un accento su ciò che si deve vedere, per noi musicisti l’aspetto visivo è secondario rispetto a quello musicale. Il suo modo di lavorare è estremamente rispettoso dei cantanti e della musica; non essendo musicista si è dovuto instaurare un dialogo tra noi e gli ho dato qualche suggerimento per quei momenti in cui bisognava sottolineare visivamente certi accenti come li abbiamo in musica e lui è stato comprensivo e ha accettato; tutto è stato condotto con una calma davvero inusuale nel nostro campo. I passaggi chiave sono stati quelli che richiedevano un colore e un carattere speciale reso visibile, in questo Lepage è stato straordinario, i cambiamenti di scena, i grandi “coup de théâtre” che ci sono anche in questa opera monumentale, sono stati risolti in maniera eccezionale e hanno provocato “pelle d’oca” a spettatori e anche agli esecutori. Lo sforzo tecnico è stato enorme, ed è stato una sfida per tutto il team della produzione perché non si erano mai trovati a mettere in pratica un’idea così tecnologica quale quella concepita da Lepage.
Anna Monteverdi:Qual è la Specificità musicale del Siegfried e come ha impostatola direzione musicale?
Fabio Luisi: Sigfried, se si considera la Tetralogia come una grande sinfonia è lo scherzo; è estremamente vivace, è tra le quattro, a parte Das Reinhgold, che è un prologo complesso, quella che maggiormente si presta a soluzioni sceniche originali, ed è anche l’opera che presenta la maggior linearità di narrazione. In un cerro senso è quella più facile, ma date le proporzioni anche più difficile, che può presentare soluzioni sceniche più eclatanti: abbiamo questo clima da favola del bosco, con l’uccello che parla a Sigfried, dell’uccisione del drago, del risveglio della Valchiria, del bacio di Sigfried alla Valchiria. E questa idea di storia è quella che è probabilmente più facile da realizzare di tutta la tetralogia.
Anna Monteverdi: Considerato il lavoro di Lepage nell’ambito del teatro tecnologico non ha avuto paura che la macchina predominasse sulla musica?
Fabio Luisi: La macchina era l’elemento predominante di tutta la visione di Lepage durante le 15 ore di musica del Ring. Sarebbe sciocco dire che abbiamo cercato di nascondere la macchina perché c’era ed era ben visibile.Era un elemento portante della sua regia, può essere considerato in modo positivo o meno, ma c’era. Considerando le proporzioni di quest’opera direi che l’approccio tecnologico è stato assolutamente giustificabile, e personalmente lo ritengo più che valido nella rappresentazione visiva, scenica e anche nel fatto che spiega scenicamente cosa succede nella musica. Il bravo regista è colui che riesce a comunicare quello che succede nel testo, benché lo spettatore non ne conosca la lingua e in questo Lepage c’è riuscito benissimo; ma sinceramente la macchina era visibile ed è rimasta visibile per tutte le quattro opere.
Anna Monteverdi: Lepage in questa regia è stato definito “Tradizionalista e modernista”. lei come la definirebbe?
Fabio Luisi: La regia è stata più che leggibile, su questo non ci sono dubbi, per questo si è attirato critiche di tradizionalismo, perché è stata estremamente leggibile, non ci sono state interpretazioni a meta livelli. Dal punto di vista della spiegazione e della narrazione non ci sono stati affatto dei problemi.