Winston Churchill, tra le tante lapidarie affermazioni, ne disse una che, forse, può valere ancora oggi: “I Balcani producono più storia di quanta ne possono digerire”.
In quel territorio, il Kosovo ha dichiarato unilateralmente la propria indipendenza dalla Serbia il 17 febbraio 2008.
Da Wikipedia: “Il Kosovo è riconosciuto come stato da 108 dei 193 paesi dell’Onu (tra cui 23 dell’Unione europea, Stati Uniti d’America, Francia e Regno Unito membri permanenti del consiglio di sicurezza con diritto di veto), mentre altri 51 stati membri (tra cui Russia e Cina, membri permanenti del consiglio di sicurezza con diritto di veto) si sono dichiarati contrari al riconoscimento. La Serbia, lo considera come sua Provincia Autonoma, alla pari della Voivodina nel nord”.
Sono poche le notizie che arrivano da noi sullo scenario culturale kosovaro, ma circa la ribalta teatrale di quel paese abbiamo articoli e dossier sul Teatro in Kosovo su “Teatro e Storia”, “Hystrio” “Ateatro” e “Rumorscena” firmati da Anna Maria Monteverdi, (in foto), che di recente ha pure curato un volume del drammaturgo Jeton Neziraj già direttore del Teatro Nazionale del Kosovo.
Il libro ha lo stesso titolo di un lavoro scritto da Neziraj: La distruzione della Torre Eiffel.
Lo ha pubblicato la casa editrice Cut-Up.
La traduzione è di Giancarla Carboni (autrice e drammaturga) e Monica Genesin (studiosa di lingua e letteratura albanese dell’Università del Salento).
Anna Maria Monteverdi è la maggiore specialista che abbiamo in Italia di teatro tecnologico, come si può notare sia leggendo l’imperdibile Nuovi media, nuovo teatro sia navigando sul sito web che conduce in Rete.
Ecco un suo videoritratto.
Ad Anna Maria Monteverdi ho rivolto alcune domande.
Perché ti attrae la scena teatrale kosovara?
Quando in un contesto devastato da una guerra recente, in un clima di ricostruzione dove percepisci corruzione, colonizzazione economica dei colossi tedeschi, svizzeri e americani, trovi una compagnia teatrale che fa di tutto per ristabilire un’identità nazionale, riportare la cultura all’interno della propria tradizione e lingua, individuando tematiche anche scomode pensi che quel teatro sia “necessario”. Rifondare una cultura nazionale, discutere delle problematiche scottanti come il rapporto con la Serbia può essere difficile e pericoloso, e infatti chi lo fa è soggetto a censure di Stato. Da questa parte dell’Europa il teatro è ormai soltanto un’operazione rassicurante e normalizzante e abbiamo perso la dimensione del “pericolo” che può esserci dietro la parola teatrale ma lì intuisci che può davvero essere tagliente e incidere sulla realtà e sulle coscienze.
Che cosa rende importante la figura di Jeton Neziraj?
Jeton Neziraj è un giovane drammaturgo con alle spalle quasi venti testi teatrali rappresentati in tutto il mondo, io l’ho tradotto in Italia per la prima volta per mostrare che la drammaturgia contemporanea dell’Est sta dando ottimi risultati. Lui si è formato alla “scuola parallela” del Kosovo durante la guerra; infatti la cultura e la lingua albanese durante la repressione di Milosevic erano bandite e anche i teatri erano chiusi, quindi rinacquero grazie a Rugova che divenne il primo presidente del Kosovo. Fu nei teatri paralleli, clandestini, negli scantinati, dove i giovani impararono quella cultura proibita dal regime. Neziraj parla in maniera molto ironica della situazione di nuova “occupazione” del Kosovo, con le missioni militari internazionali e i governanti corrotti; prende poi in giro sia il fondamentalismo che la paura generalizzata verso l’Islam delle democrazie europee.
Esiste nei Balcani un teatro tecnologico?
Sarebbe pretendere troppo! Niente teatro tecnologico, gli spazi sono davvero minimali e le produzioni ridotte all’osso, però trovi un ottimo teatro d’attore, un teatro di parola molto frequentato dai giovani. Ma il nuovo progetto in cui è coinvolto Neziraj in Italia con il musicista Gabriele Marangoni prevede effettivamente anche l’uso di elettronica. SI chiama “Diffraction. In paradise artists can fly” ed è un progetto che unisce teatro musica ed elettronica con il testo teatrale di Neziraj, tra il comico e il politico e un ensemble che esegue partiture di musica contemporanea create da Marangoni, fisarmonicista e compositore che da anni collabora con Neziraj in Kosovo. Questo il link per visitare il sito.
Il debutto sarà a Prishtina oggi 14 novembre e il 19 a Pisa al Teatro Sant’Andrea grazie alla Fondazione Toscana Spettacolo dopo una residenza a Castiglioncello presso Armunia.
Jeton Neziraj
La distruzione della Torre Eiffel
A cura di Anna Maria Monteverdi
Traduzione di
Giancarla Carboni
Monica Genesin
Pagine 108, Euro 13.00
Cut-Up Edizioni