Jeton Neziraj da qualche anno è uno degli autori teatrali più tradotti e rappresentati dell’intera Europa. Ho detto Europa? Beh si, perché prima o poi anche il Kosovo vincerà la corsa al raggiungimento dei requisiti per avere la coccarda della UE. C’è chi esce (UK) e chi entra.
Dopo un primo tentativo di propore Neziraj al pubblico italiano fatto da Cut up con La distruzione della Torre Eiffel con traduzione di Monica Genesin e Giancarla Carboni e con mia supervisione e curatela, Editoria & Spettacolo ha realizzato il sogno di molti di noi appassionati della scrittura brillante, acuta, ironica di questo genio letterario che viene da Prishtina: la traduzione di ben cinque delle sue migliori piéce.
Capirete bene che questa recensione sarà di parte: trovo il teatro di Neziraj la miglior risposta alle politiche anti immigrazione e ai fautori della Brexit; la sua è una chiara denuncia attraverso il teatro, della corruzione dei politici, del nazionalismo, dell’incompetenza dei governanti, dei malaffari dentro le istituzioni pubbliche, della malavita organizzata che fa soldi sulla pelle dei clandestini, dei disperati, delle minoranze etniche, in Kosovo e ovunque. Può il teatro, come auspicava Brecht, tornare a essere luogo per una riflessione critica collettiva della società, di una necessaria riacquisizione della Realtà (e del diritto all’esistenza) a cui rischiamo di non avere più accesso?
Il suo teatro è il giusto controcanto a ciò che non dicono i media su determinate aree “calde” dell’Europa, come il Kosovo, per molti la “polveriera dell’Europa”. Ma il suo non è un teatro documentario, perché Neziraj usa l’arma dell’eccesso, dell’assurdo, dell’abnorme, che in un folle momento come questo di disparità sociali e di economie militarizzate potrebbe anche essere paradossalmente, l’unico modo per raccontare la realtà. La parola di Neziraj torna a fare del teatro quell’organo miracoloso che parla a noi di ciò che, consapevolmente o no, abbiamo sepolto nelle nostre coscienze.
Se volete conoscere qualcosa di più sulla sua attività teatrale andate su RAI PLAY per rivedere il documentario NUOVO TEATRO IN KOSOVO https://www.raiplay.it/video/2017/03/Il-nuovo-teatro-in-Kosovo-ceed2b23-0332-400a-9e9f-40c3bf2806d5.html
Quando è finita davvero la guerra nei Balcani, e chi ha vinto? Qualcuno ne sa qualcosa? Chi sa dove è Prishtina? L’introduzione approfondita di Anna De Lellio, una delle massime studiose della recente storia del Kosovo, ha inquadrato l’attività di Neziraj nel giusto contesto storico, ricordando le fasi capitali di questo Stato, dalla revoca dell’autonomia garantita al Kosovo dalla Costituzione Jugoslava e la sua annessione alla Serbia, fino all’imposizione della legge marziale da parte del regime di Milosevic, alla guerra e alla dichiarazione d’indipendenza.
Con la lingua tagliente dell’ironia, Neziraj che ha vissuto profondamente le contraddizioni del Kosovo subito dopo la fine della guerra, ritrae i suoi personaggi come dei sopravvissuti non solo al conflitto ma alle politiche nazionaliste, al fanatismo religioso, alle restrizioni ideologiche… Peer Gynt dal Kosovo (2014), Bordello Balcani (2014) Guerra ai tempi dell’amore (2007-2008), Il volo sopra il teatro del Kosovo. Spettacolo con quattro attori…..(2017)
Non vi sveliamo la trama di queste magnifiche 5 piéce che hanno avuto svariate rappresentazioni teatrali prodotte dal gruppo QENDRA multimedia grazie al grande lavoro creativo e di grande forza espressiva ed energia sia della regista Blerta Rrustemi sia degli attori della compagnia che fa tournée in Europa e negli States, cioè in tutti quei Paesi dove Neziraj non risulta “indesiderato”. La censura, infatti, è sempre pronta a fermare il lavoro di questo grande drammaturgo riconosciuto dalla critica internazionale tra i grandi del teatro contemporaneo; per fortuna la parola teatrale si prende la sua libertà, si riappropria del proprio spazio vitale e vola sopra i confini di stati sovrani. Parresia la chiavano i Greci, e si esercitava nell’agorà, pubblicamente in assemblea. E nessuno si metteva a censurare Aristofane
Un libro consigliato a tutti (direttori di teatro compresi) 🙂