Dalla Pagina facebook del centro SANTA CRISTINA
A ridosso del debutto di «Un altro gabbiano» nel 2009 al Festival di Spoleto, Ronconi scriveva: «In questo Gabbiano, in cui sarò Dorn, il dottore, farò qualcosa che ho fatto solo a Spoleto l’anno scorso con Ibsen: parlare in pubblico di quello che sto facendo mentre lo sto facendo e perché, dare le battute magari assumendo ruoli diversi mentre il pubblico assiste al nostro incontro con le difficoltà, i problemi posti da questo testo. Niente a che fare con una lezione: noi, con i nostri abiti di tutti i giorni, saremo in palcoscenico con le nostre parti a memoria ma lasciando spazio all’improvvisazione seppure all’interno di determinate regole.
È un puro esperimento che magari potrà fare apparire il Gabbiano più greve e “cattivo” di quanto siamo abituati ad aspettarci da un testo di Cechov. Avere a che fare con il frammento permetterà inoltre agli attori ampi spazi di libertà: potranno rendersi conto che una cosa si può fare in cento modi diversi, ma mai arbitrari. Il mio compito sarà proprio quello di spingerli verso la maggiore libertà possibile, fargli comprendere, per esempio, che c’è un’enorme differenza fra una persona che nella vita è davvero infelice per amore e un personaggio teatrale che soffre per amore. Il personaggio è una funzione letteraria e, come tale, non ha il passaporto per la vita vera»