Il professor Settis ha inaugurato l’anno accademico alla Alma Artis con un’importante lezione sul rapporto tra la videoarte di Bill Viola e la classicità a cui hanno partecipato studenti e docenti, oltre che numerose personalità del mondo accademico, cittadino e politico. Una straordinaria occasione per riflettere sulla necessità di indirizzare sempre più l’Alta Formazione Artistica verso la sperimentazione e l’innovazione tecnologica ma senza dimenticare l’importanza dello studio e della conoscenza della storia dell’arte.
Pur specialista di arte antica e “post antica” (come lui stesso si è definito) Settis, già direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa, ha raccontato di aver deciso in questa occasione di fare un’incursione nella videoarte dopo aver conosciuto personalmente il genio di Bill Viola e aver scritto un saggio introduttivo al catalogo della mostra al Palazzo delle Esposizioni di Roma; è stato uno scambio di saperi che ha portato lo statunitense Bill Viola, all’epoca della sua permanenza al Research Institute del Getty Museum dove Settis era direttore, a immaginare nuovi formati assai atipici per la videoarte e espressamente ispirati alla pittura su tavola dell’antichità e agli affreschi e tele del Rinascimento (il riquadro a mezze figure poi definito “dramatic close up, le predelle, i trittici).
Dagli anni Settanta ad oggi l’artista statunitense crea video-installazioni concepite come ambienti totalizzanti in cui lo spettatore è avvolto da potenti immagini video simboliche che altro non sono che profonde meditazioni sull’essere umano. Grazie all’incontro con Settis a Los Angeles, e grazie ai riferimenti classici da lui suggeriti, Viola inizia a comporre il ciclo delle Passioni, che esplora la complessità delle emozioni umane, attualmente unico lavoro di videoarte al mondo ad essere inserito come opera permanente all’interno della National Gallery di Londra. Settis racconta come Bill Viola veniva spesso a studiare al Getty Institute che con i suoi 800.000 libri vantava la più importante biblioteca al mondo di storia dell’arte.
In un suo volume recentemente ristampato da Einaudi dal titolo emblematico “Il futuro del classico” il professor Salvatore Settis provava a declinare il tema del “classico” non più come modello immutabile bensì quale stimolo (e non vincolo) a un serrato confronto tra antichi e moderni perché i classici ci appartengono, ci hanno generato ma a nostra volta li “rigeneriamo” ogni volta che li convochiamo nel presente. Su questa linea dell’attualità dell’antico, vissuto in senso dinamico cioè non come “morta eredità” ma come una “riconquista” fatta con occhi nuovi e tecniche nuove (e forse anche con nuove narrazioni) si è basata la straordinaria lezione del professor Settis all’Accademia Alma Artis.
Lo sguardo nuovo rivolto al classico è oggi quello della videoarte che prova a re-inventarne temi e formati, stile, linguaggio, sintassi; Settis trova tra le opere di Bill Viola un diretto riferimento agli antichi formati della pittura su tavola, sottolineando significative e profonde corrispondenze come nelle opere video Visitazione, Emergence e Catherine’s room che riprende il formato a fascia dipinta della predella che faceva da corredo alle pale d’altare.
E’ stata un’importantissima occasione per parlare di classicità e di nuovi mezzi espressivi in un luogo di alta formazione artistica in cui si studiano le nuove forme tecnologiche del visivo che aprono a inedite prospettive narrative, ci auguriamo, il più lontane possibile da una “spettacolarizzazione dell’immagine” e da una “estetica della superficie”.