Il formato animato GIF – Graphics Interchange Format – è stato introdotto da Compu Serve nel 1987 e inventato da Steve Wilhite; la Rete l’ha riportato in auge e oggi spopola su siti e social di tutto il mondo. Usa un formato compresso LZW per immagini digitali di tipo bitmap, che consente di memorizzare in un unico file più immagini cui sono associate delle informazioni di temporizzazione.
Questo permette di costruire semplici animazioni ripetute, istantanee, con pochi colori costituite da più immagini statiche che vengono presentate in successione creando l’illusione del movimento e leggere, dunque ideali per il web. Si tratta esattamente della stessa tecnica utilizzata nell’animazione a fotogrammi. Alle origini del web e dei primi browser, le grafiche animate GIF introducevano dinamicità in un ambiente statico come il Web 1.0 e vennero poi subito surclassate da FLASH, programma di animazione vettoriale di Macromedia che era il modulo più usato per i siti negli anni 2000-2005.
Ma nulla viene abbandonato e nulla è davvero “obsoleto” per sempre; come ci ricordano gli autori di Remediation e tutto può tornare in auge: così il formato GIF risorge nel generale revival del vintage. In veste questa volta più che creativa, generando addirittura un filone definito “gif art” che usa le caratteristiche del formato e che sta dentro le sue limitazioni tecniche (le immagini GIF sono in scala di colore, la profondità dei colori è di 8 bit, che consente di usare una tavolozza di soli 256 colori).
Si passa così dal Cinemagraphs, una gif che ha una resa fotografica eccellente e un breve tocco di vitalità animata di frame multipli, quasi cinematografica (applicata dai suoi inventori Kevin Burg e Jamie Beck alla pubblicità nel campo soprattutto della moda, e sbarcata viralmente sulle piattaforme Twitter e Tumblr) alle GIF collegate con le applicazioni della Realtà Aumentata (per musei e libri). Come dice giustamente Nicola Serafini:
“Le GIF possono oramai essere considerate un vero e proprio medium a sé stante, utilizzate come linguaggio artistico, ma anche a scopi giornalistici (le infografiche animate), per comunicare via smartphone, o addirittura da indossare…() L’anno ufficiale del ritorno della GIF è sicuramente il 2012, il 25esimo anniversario del formato. La parola GIF viene inserita come sostantivo e verbo nelle nuove edizioni di diversi dizionari, diventando anche parola dell’anno, il Museum of the Moving Image di New York dedica ad alcune di queste immagini una mostra, e lo fa anche Art Basel a Miami Beach, Moving the Still: A GIF Festival!, rassegna-retrospettiva dedicata al formato” (Nicola Serafini su Panebarco.it)
L’evoluzione del genere è dimostrata dall’opera del GIF artist turco ERDAL INCI creatore nel 2012 di uno straordinario CLONE SERIES in GIF. L’effetto, moltiplicato all’infinito, è quello di una suggestiva processione di una sola persona (l’artista medesimo) che percorre ambienti urbani, boschi e spiagge. Qua di seguito alcune opere tratte da The Mass Ornament create con il classico tema del video loop per trasformare il movimento in pattern ripetuti.
Il riferimento a un classico della cinematografia mondiale Entr’Acte di René Clair e Erik Satie (1924) è d’obbligo. Nella scena del funerale mentre la musica è costruita a partire dalla ripetizione di brevi cellule ritmiche derivate dalla “Marcia funebre” di Chopin, nel film il carro funebre procede prima normalmente, quindi accelera, poi il cammello che tirava il carro si libera dalle stanghe e il carro corre sempre più veloce, aprendo la strada a un corteo di invitati all’inseguimento, accelerato o “au ralenti” condito di gags. La ripetizione della scena visiva si associa alla musica; può essere interessante ricordare che la musica di SATIE crea appositamente “segmenti motivici sottoposti a reiterazioni, ovvero successione di ostinati più o meno monotoni, comunque “inespressivi”. Ciascuna cellula di 8 battute, generalmente uniforme e priva di connotati melodici, è autonoma e al tempo stesso collegata alla successiva, direttamente o tramite ponti di 4 battute, per cui i segmenti che sono alla base di ciascuna cellula possono generare ripetizioni di 4, 8, 12 o 16 ricorrenze” (Tratto dal gruppo Facebook “Musica per film”).
La cosa straordinaria è anche l’applicazione del formato agli effetti di luce, creando opere di light designing, scenografia elettronica e videomapping artigianale nonchè installazioni urbane e umane davvero d’impatto.
Ecco un ritratto dell’artista: