E’ la prima edizione del Festival dopo la riforma ministeriale dello spettacolo, e quindi dopo la ridefinizione economica (anche) dei Festival teatrali. La Toscana come dice la canzone di Gloria Gaynor, sopravviverà. Ma si sente nell’aria persino qua a Castiglioncello, la difficoltà degli operatori e delle stesse compagnie ospiti ad andare avanti con la minaccia all’orizzonte del precipizio (che sia il numero di repliche imposte o la preziosa progettualità regionale scavalcata oggi dagli obblighi ministeriali dei Teatri Nazionali o altro). L’atmosfera surreale l’ha ben descritta nel suo dialoghetto craigghiano, Massimiliano Civica; quindi anche il miglior festival italiano per atmosfera, accoglienza, continuità e qualità di proposte, che è indiscutibilmente Inequilibrio, soffre il calo ponderale dei tagli e delle difficoltà generali delle compagnie che pur di lavorare, e nella speranza di essere visti da operatori, propongono o accettano cachet mai sufficienti.
Questa premessa serve solo per confermare e se vogliamo aumentare il valore del festival INEQUILIBRIO quanto a “resistenza culturale”: basta dare un’occhiata alla quantità di proposte nei due fine settimana lunghi (dal 24 giugno al 5 luglio) per capire che pur in epoca da vacche magrissime, la direzione bicefala di Fabio Masi e Angela Fumarola ha dato spazio comunque a molte compagnie, alcune delle quali sono state accolte in residenza a Castello Pasquini, consapevoli che in un Festival si aggirano molti potenziali “compratori” oltre che critici. Un’àncora di salvezza per giovani compagnie che non godono dei riflettori della “grande critica” e che hanno invece una dignità artistica da valorizzare.
A noi piace chiamarla “responsabilità morale” o scelta etica dei direttori (che hanno creato ponti e collaborazioni con altre strutture nazionali come Mondaino o regionali come Il Grattacielo di Livorno) che condividiamo e che ritroviamo tra le pieghe del Festival non solo negli spettacoli selezionati ma anche negli incontri (quelli de “Lo straniero” con Goffredo Fofi). La continuità, quella che segna un filo rosso con i suoi 18 anni di vita è rappresentata dalla presenza anche in forma di spettacoli in debutto, della compagnia Lombardi-Tiezzi (Inferno 900), Roberto Abbiati/Leonardo Capuano (Fame), Gaetano Ventriglia (Gabbiano nello spazio), Nerval (Attraversamenti), Fortebraccio teatro (Metamorfosi),Compagnia Claudio Morganti (I canti), Oscar De Summa (Stasera sono in vena). La novità è rappresentata da un fiume di proposte alcune in prima nazionale (Igor & Moreno; Quotidiana.com; Fosca; Helen Cerina, Compagnia OSM, AttoDue/Murmuris; TEatroPersona, Simona Bertozzi/Nexus; Sebastian Barbalan; Ente Teatro Cronaca, Compagnia Angelini-Serrani;, Fattorek; Maurizio Saiu; Mo Wan teatro; Vincenzo Manna; Irene Russolillo), che danno la dimensione di un brulicare di attività di danza e di teatro;
Spiccano sicuramente la compagnia MACELLERIA ETTORE da alcuni anni presente nei maggiori Festival e in residenza presso Rubiera e Mondaino, e per la danza CLAUDIA CATARZI che qua propone uno studio (SUL PUNTO) che ha debuttato a ROMAEUROPA sull’equilibrio tra conscio e incoscio tra veglia e sonno, immobilità e movimento, e QUI ORA, vincitore a Fabbrica Europa 2013. E’ stato selezionato per NID Platform 2014.
Macelleria Ettore ha presentato Senza trama e senza finale, un debutto di un lungo cammino di avvicinamento ai racconti di CECHOV lungo una dorsale di straneamento che riporta i personaggi cechoviani a “casi di coscienza”; un lavoro meritevole di attenzione per l’ottima indagine introspettiva (e relativa interpretazione) di quell’invisibile e di quel meccanismo di funzionamento della trama che nei racconti di Cechov sono i reticoli relazionali dei personaggi, scavando nelle faglie dell’ambiente che li circonda.
Con uno sguardo a Tomi Janezic che ha restituito un Cechov strepitoso a Fabbrica Europa un anno fa, Macelleria Ettore ha portato un lavoro molto apprezzato dal numeroso pubblico presente che ha applaudito a lungo la regista Carmen Giordano e tutti gli attori (Claudia De Candia, Stefano Pietro Detassis, Maura Pettomus, Angelo Romagnoli).
Per tutta la durata del Festival un trasognato e poetico intervento site specific di Robert Latini e della sua compagnia Fortebraccio dal titoloMetamorfosi ha accompagnato il pubblico in spazi non convenzionali, dal parco alla spiaggia ad aree all’aperto prospicienti il Castello. Latini è l’indiscusso attore del momento e ha offerto in questi passaggi brevi ma intensissimi, schegge di bellezza in forma di poesia e parola, di azione, di suono, di visione. A partire da Ovidio ma accompagnato dal nume tutelare, Carmelo Bene.
Il progetto ITALIA-KOSOVO Diffraction. In paradise artists can fly di Marangoni/Neziraj ha riportato alla luce la necessità di dare uno sguardo anche alla ricerca musicale contemporanea. Sonorità e parole destrutturate fino a diventare fonemi cantati e performati, riportano l’atmosfera contraddittoria del Kosovo e della sua rumorosa capitale, Prishtina. Un concerto teatrale di natura politica formato da soprano, fisarmonica, percussioni, viola e direttore d’orchestra (Dario Garegnani) che crea un richiamo diretto con il musicista che qua in Toscana ebbe la sua patria d’elezione, Luciano Berio.
Un’attenzione speciale del Festival per Maurizio Lupinelli che qua al Festival ha presentato sia il volume della sua lunga attività (La ferita a cura di Marco Menini) dall’esperienza successiva alle Albe rappresentata dall’incontro con la disabilità, sia lo spettacolo Attraversamenti in prima nazionale ispirato a Beckett.