Il 18 novembre al CAMEC della Spezia ha avuto luogo una giornata intensa e affollatissima dedicata al teatro di Giacomo Verde, un teatro che sfuggiva alle regole, ai compromessi, un teatro mai adatto alle programmazioni ufficiali, come del resto lo era tutta la sua arte. Un teatro imprendibile, un teatro nuovo, un teatro che cambiava la percezione della tecnologia e del mondo. Un teatro di tutti e per tutti.
Tra il pubblico sopra: PAOLA ROSSI e TOMMASO VERDE; sotto CARLO INFANTE, CARLO PRESOTTO, MASSIMO MARINO
E’ stata una giornata magica anche perché la modalità ideata per raccontare il teatro era davvero inedita e originale. Carlo Infante, direttamente da Roma ha provato con successo a impiantare il format del suo rodatissimo Walkabout tra le memorie in mostra, di Giacomo Verde che lui conosceva e seguiva sin dai primi anni Ottanta (qua un suo resoconto della giornata) ; ha cercato di mettere insieme il puzzle dei ricordi tra fotografie, dépliant, quaderni, diari e ha raccontato via radio, al pubblico presente (e a quello connesso via facebook) quale nuovo teatro si cominciava a fondare in quei gloriosi anni. Intorno a lui, Dario Marconcini e Giovanna Daddi, già ideatori del Progetto Stanislawsky a Pontedera dove tra i “banchi”, il giovane Giacomo Verde imparava a fare l’attore insieme con Marco Paolini. Anche il critico Massimo Marino ha aiutato Infante nell’impresa di ricordare date e artisti presenti nelle fotografie delle “scatole della memoria” disposte ad hoc: Marino c’era a Bologna, a seguire Lunga vita all’albero, uno dei primi spettacoli con cui Verde iniziò un lungo percorso di collaborazione come attore, con il Teatro delle Albe. Quella iconica foto rimarrà nel suo studio, a ricordo delle radici della sua arte.
Ma poi c’è il video, e la videoarte e il videoteatro, e le tante, mille iniziative di tecnoarte tra centri sociali e manifestazioni importantissime, al POW di Narni ideato dallo stesso Infante, a Tekné di Milano e a Pisa con Mediamorfosi con un evento storico di Sandra Lischi che apriva all’arte interattiva. E poi Infante si avventura tra le pagine della gloriosa Banda Magnetica, che creava performance tecno in strada, con un Verde irriverente, situazionista e folle, accompagnato dal trombettista Frank Nemola. Chiamato sul momento, come vuole il format Nemola ci racconta la storia. E così le teche con i VHS e i 33 giri, e i costumi di scena si animano di vitalità alle parole di Nemola, riportando un soffio di quell’energia profusa in strada dalla BM. Ma poi protagonista è il TELERACCONTO, forse l’invenzione più geniale di Verde, che metteva la TV in mano a tutti per farne oggetto ludico, incarnazione vivente di quel teatro in quegli anni chiamato “elettronico” o videoteatro. E così Renzo Boldrini fondatore con Vania Pucci del Giallomare Minimal teatro, racconta al pubblico via telefono cosa aveva significato per lui l’incontro con Giacomo e con il teleracconto, da loro prodotto. Se nelle teche troviamo proprio i kit utilizzati per i teleracconti, Carlo Presotto con Paola Rossi del teatro La piccionaia di Vicenza ce ne danno un assaggio “live”. Basta documentazione! Il museo diventa teatro! E così la guerra nella ex Jugoslavia prende forma in video nel teleracconto E fu così che la guerra finì, con schegge appuntite di bicchieri, schede di pc, e fiori rossi messi sotto la lente della telecamera: il racconto di Presotto aiuta a farci immaginare quel dramma e quei paesaggi devastati da pochi oggetti taglienti. E’ davvero incredibile come a distanza di moltissimi anni da quel fine millennio il racconto con immagini dal vivo sia ancora così forte, toccante fino alle lacrime.
Il teleracconto e i suoi arnesi video verranno rielaborati da Verde che crea poi, diverse scenografie (o fondali) con aggiunta di computer e software audio video, ma sempre con l’idea della manipolazione live; e così il Museo si anima di immagini da Ovidio Metamorphoseon e da Storie mandaliche, primo ipertesto drammaturgico italiano scritto da Andrea Balzola. Anche in questo caso Infante telefona a Balzola che a distanza di anni, ricorda l’importanza di quella ricerca di un teatro ipermediale, della trasformazione di Verde da raccontastorie della tradizione in cybercontastorie.
La giornata è proseguita con un’altra ora di ricordi e di testimonianze: la giornalista Simona Frigerio ha introdotto e moderato il tavolo dei relatori, ognuno con un ricordo personale del Verde artista di teatro e del Verde artivista, le due cose sempre collegate insieme. Angela Fumarola direttrice artistica di Armunia ricorda le Giornate dell’Etica-Teatro e tecnologia del 2005 con le prove di Storie mandaliche in residenza a Castiglioncello e poi l’attività di formazione di Verde nelle scuole del territorio, fino all’ultimo episodio in cui Armunia ha prodotto il primo ricordo dell’artista con Giuliano Scabia e Tommaso Verde. Presotto ha ricordato come era nato il teleracconto sulla guerra nella ex Jugoslavia, a partire dalla vera esperienza in quei luoghi devastati. Anche Vania Pucci ha voluto essere presente sia pur in video, con una testimonianza del Teleracconto e di come ha adattato l’invenzione di Giacomo alle sue storie teatrali.
Dario Marconcini regista e fondatore del Teatro di Buti, ha ricordato gli episodi della scuola di Pontedera, le lezioni di Marisa Fabbri e ha raccontato la bravura di Verde nella recitazione a suo dire “espressionista”, Alessandra Moretti a nome di Aldes ha ricordato la produzione del Piccolo diario dei malanni e la prima prova pubblica allo spazio SPAM! di Capannori, mentre Massimo Marino, amico di lunga data di Verde, ha letto alcune pagine della sua riscrittura drammaturgica del Piccolo diario, il nuovo progetto teatrale che proprio Aldes vuole produrre per ricordare Verde.
La mostra continua……