Il terzo numero di Connessioni Remote intende fornire un nuovo contributo al dibattito creatosi attorno al concetto di liveness. L’obiettivo principale consiste nel comprendere come questa particolare dimensione della comunicazione si sincronizzi con le trasformazioni dell’ecosistema mediale e delle tecnologie digitali ampliando la sua fenomenologia.
Più precisamente quello che interessa indagare riguarda le arti performative intese come ambiti privilegiati per la sperimentazione delle affordance tecno-mediali live e “attivatori” dei processi che stanno alla base della complessificazione della liveness.
L’analisi dei processi comunicativi dal vivo nei contesti mediatizzati può contare su un’autorevole tradizione di studi che da Walter Benjamin passa per autori che si sono occupati della dimensione live nei contesti mass mediali come Scannell (1989) e Thompson (1995) per arrivare al celebre lavoro di Philip Auslander (1999) che, ponendo la liveness come condizione fenomenologica più che come caratteristica insita nel medium, ha aperto un ramo di studi che da oltre vent’anni s’interroga sulle condizioni dell’emersione di questa particolare esperienza.
Com’è noto, inoltre, la riflessione sulla liveness ha subito una significativa accelerazione con la crisi pandemica che ha reso ancor più evidente la centralità del concetto a partire dalla mancanza forzata delle occasioni dal vivo basate sull’hic et nunc tradizionalmente inteso.
La copertura mediale e online di eventi, performance, progetti artistici, teatrali, musicali, ecc. ha permesso di proporre e fruire di diversi contenuti culturali, di non fermare l’espressività artistica e stimolare una forma a distanza della relazione performativa. Ma ha soprattutto permesso, e permette tuttora, di osservare come un’accezione più complessa e “mobile” del concetto di liveness consenta di esaminare la riarticolazione del senso di simultaneità della presenza a seconda dei contesti storici, culturali, mediali ed esperienziali.
Negli ambienti online, ad esempio, si può osservare la realizzazione di quella particolare declinazione della liveness, che Auslander definisce “digital liveness” che non scaturisce solo dalle proprietà degli ambienti digitali o dalla pura costruzione del pubblico, ma riguarda «[…] specific relation between self and other, a particular way of “being involved with something”. The experience of liveness results from our conscious act of grasping virtual entities as live in response to the claims they make on us» (Auslander 2012, p. 10). È quindi possibile intendere la liveness come un dispositivo che produce una posizione del soggetto, che dipende da discorsi e frame istituzionali, e che si costruisce relazionalmente con altri membri del pubblico, contesti d’uso e tecnologie.
Su queste basi diviene interessante capire quali dispositivi di liveness siano attivi nella sperimentazione performativa e artistica a partire dalle possibili riarticolazioni del rapporto fra qui e ora: sia a livello creativo, poetico e drammaturgico in ottica intermediale e transmediale, sia sul piano della messa a punto di dinamiche relazionali e di gestione della presenza mediatizzata dei partecipanti che tengano conto delle nuove forme della tele-presenza, della corporeità e dell’esperienza aptica negli ambienti digitali (Gemini, Brilli, Giuliani 2020).
L’accelerazione che si è verificata con il lockdown, dovuta alla necessità per gli artisti e le organizzazioni teatrali di arginare, almeno in parte, la chiusura dei teatri e delle manifestazioni dal vivo, segna un passo avanti importante nella ricerca sulla liveness e sui suoi diversi “gradienti” che la sperimentazione Novecentesca ha avviato e che una parte considerevole del mondo culturale e artistico contemporaneo continua ad esplorare.
Questa terza issue di Connessioni Remote intende costruire una mappatura delle pratiche performative che nei contesti offline e online indagano o permettono di osservare le dimensioni della liveness.
In quest’ottica la liveness va considerata come un processo complesso che va osservato alla luce delle riflessioni incentrate sull’ecosistema delle arti multimediali (Balzola e Monteverdi 2004), della sperimentazione digitale e dei processi di crossmedialità, intermedialità e transmedialità delle arti performative (Giannachi 2004 e 2007, Monteverdi 2011 e 2020, Pizzo 2013).
I contributi possono affrontare le seguenti, ma non esclusive, tematiche:
– ricognizione degli studi e delle ricerche sul tema della liveness nei contesti mediatizzati;
– ricognizione e analisi delle pratiche della liveness multimediali, transmediali, intermediali;
– le arti performative durante la pandemia: fra streaming e archivi
– digital liveness e piattaforme: studi di caso su Instagram, YouTube, Zoom, Telegram, Twitch ecc.
– digital liveness e pubblici connessi
– rielaborazioni del concetto di liveness alla luce delle recenti riflessioni e sperimentazioni artistiche e mediali
– esperienze della liveness da parte del pubblico
Scadenza per la presentazione degli abstract: 15 OTTOBRE 2021
Inviate il vostro abstract a mailto rivistaconnessioni.remote@gmail.com
Gli autori sono invitati a sottoporre i loro abstract della lunghezza massima di 1000 battute spazi inclusi, sui temi sopra elencati in Italiano o Inglese con l’indicazione di 4/5 parole chiave.
Il Comitato editoriale selezionerà un numero massimo di 10 abstract sulla base della presenza di elementi innovativi – tematici e metodologici – per il dibattito critico attuale.
Autrici e autori saranno contattati via mail dalla redazione per sottoporre il testo finale attraverso la piattaforma OJS registrandosi online.
Gli articoli completi dovranno avere una lunghezza tra le 30.000 e 40.000 battute, spazi, note e bibliografia inclusi e dovranno essere inedite.
Gli autori sono pregati di consultare preventivamente le linee guida per l’impostazione grafica e per le norme editoriali. Tali indicazioni devono essere seguite, pena l’esclusione del testo dalla pubblicazione.
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