“Ripartiamo dalle radici, da dove abbiamo iniziato”. Così Davide Venturini, fondatore e mente creativa del Tpo di Prato preannuncia il suo contributo per la giornata del Teatro Ragazzi “Il teatro e i suoi multipli” organizzata da Giallo Mare Minimal teatro in collaborazione con Fondazione Toscana Spettacolo e Regione Toscana. Rigorosamente on line ma davanti a una nutrita platea virtuale di quasi 100 osservatori curiosi dotati di connessione, Venturini ricorda il lungo lavoro fatto dalla compagnia dalla fine degli anni Novanta quando si affacciavano grandi possibilità per un teatro per le nuove generazioni legato alle tecnologie, con l’euforia e la voglia di fare ricerca, di collaborare con i gruppi e di coinvolgere diversamente il pubblico, immergendolo in suoni e fantasie di proiezioni.
Senza tristezza ma lanciando la sfida di un nuovo teatro on line per necessità, ha ricordato a tutti che, in qualche modo, la memoria, la consapevolezza della nostra identità, ci salverà, magari proprio per andare avanti in territori che non si sospettava di attraversare.
Vania Pucci e Renzo Boldrini prendono la parola da “padroni di casa” e ideatori della giornata che anticipa il festival di giugno e che ha affiancato 5 gruppi teatrali (con la presentazione del nuovo lavoro on line), e un osservatore/spettatore critico per ciascun gruppo: come dimenticare che tra Prato, Empoli e Castelfiorentino si è insediato da tempo proprio il “fortino” del Teatro ragazzi” toscano ed è proprio in quest’area che sono nate produzioni che hanno girato tutt’Italia e nel caso proprio del TPO, tutto il mondo?
E mentre scorrono le immagini della Cina, della Grecia, dei bambini che hanno imparato a divertirsi e a esprimersi con le tecnologie a teatro, Venturini racconta lo spettacolo Olga e Arturo, una simpatica storia nata per le classi dotate di LIM, la lavagna multimediale. Due giovani disposti a sacrificare le cose più preziose l’uno per l’altro e dato che la giovane ha un divertente accento british, un po’ di parole vengono pronunciate e scritte in inglese. L’ambiente grafico animato è da colorato fumetto o cartoon, ma sembra anche un puzzle, un collage di oggetti, con sfondi di città e case….e tutta la storia è segnata dalla musica rock ballabile e molto orecchiabile (di stile londinese diciamo..) dello scatenato gruppo che suona e canta i jingle in diretta.
Davide Venturini ricorda come questo sia un omaggio al passato, una rivincita delle tecnologie povere e un piccolo ricordo di Storie Zip realizzato molti anni prima con Renzo Boldrini. Tonio De Nitto sottolinea come questo lavoro rappresenti nel percorso del TPO come un ritorno all’essenziale; un’efficace proposta in cui il racconto digitale passa soprattutto dal lavoro degli attori.
La Lim, ricorda ancora Venturini, ha aperto prospettive nuove: “Nel periodo duro del lock down e del distanziamento, la LIM è stato l’unico canale di accesso (come per Renzo Boldrini la radio) che arrivava in tutte le classi, e ci ha permesso di arrivare e di articolare una proposta in poco tempo, con una grande velocità di prove e organizzazione.
Teatro come momento di socializzazione: l’evento ha portato all’evidenza un teatro che c’è, che è attivo anche in questo momento di “chiusura forzata”, fornendo strumenti didattici e ludici alle maestre come racconti, letture animate, fruibili attraverso vari dispositivi (persino la…radio); c’è una comunità che per fortuna supporta questo teatro per non fare sentire troppo “soli e isolati” gli artisti che in questo momento non stanno vivendo momenti felici.
Il lavoro artistico in questa giornata speciale dedicata al teatro ragazzi on line, è stato non soltanto spiegato, letto, commentato ma anche raccontato dal punto di vista dei bambini. Le risposte a semplici domande sulla storia che avevano visto in classe sono state raccontate da Giorgio Testa insieme con Giuseppe Antelmo (Casa dello spettatore): questionari come utili feedback per capire, in assenza di una possibilità reale di parlare con i bambini dopo lo spettacolo, cosa ha funzionato meglio, cosa ha divertito di più: le risposte che hanno dato e che Testa e Antelmo ci hanno segnalato meriterebbero di essere pubblicate in un libro e forse diventare soggetto di qualche nuovo testo di teatro che “riscrive” Il gatto con gli stivali e altre favole viste “dalla parte dell’occhio bambino” con il loro disincanto e naturalezza.
Boldrini ha ricordato, poi, l’invisibilità generale di un teatro (quello per le giovani generazioni) “che porta con sé un giudizio di sottovalutazione”. Inutile ricordare la professionalità delle numerose compagnie e l’importante lavoro nell’ambito educativo e formativo che svolgono. Il teatro e i suoi multipli significa, come ancora ci ricorda Boldrini, non solo “protesi” dell’attore nel tipico teatro tecnologico “aumentato”, ma anche “protesi” per lo spettatore. Quali i nuovi dispositivi, quali le potenzialità espressive dei nuovi mezzi, quelli che normalmente vengono utilizzati per la DAD? Gli artisti hanno provato a mettersi in gioco e a reinventare gli strumenti e gli “attrezzi” di gioco per portare, come ricorda ancora Boldrini a quella “sospensione dell’incredulità” di coleridgiana memoria, che rende il teatro qualcosa che racconta il sogno, la fantasia, la fiaba con gli oggetti di tutti i giorni ma “trasformati” davanti agli occhi dei bambini tramite telecamere, tramite schermi tramite il racconto dell’attore.
Il teatro di figura si unisce ai microvideo in diretta, alle animazioni producendo spettacoli pensati ad hoc per i dispositivi digitali ma senza dimenticare l’artigianalità del teatro. Un ricordo commosso e condiviso per Giacomo Verde scomparso il 2 maggio scorso, che al teatro ragazzi aveva dedicato la sua attività del “teleracconto” sin dalla fine degli anni Ottanta proprio insieme con i Giallo Mare Minimal Teatro. La sua versione di Hansel e Gretel con la telecamera e la televisione ha fatto scuola ed è una delle memorie importanti del teatro-ragazzi Moderatore d’eccezione Carlo Presotto, autore e artista di teatro ragazzi (ma non solo) con la compagnia Piccionaia di Vicenza, grande esperto di tecnologie per lo spettacolo dal vivo.
Marco Ferro (Riserva canina) ha conversato con Cira Santoro per il suo Gatto con gli stivali. Si tratta diun racconto per il digitale prodotto da Campsirago residenza: Cira Santoro ricorda che i nuovi debutti non sono stati molti e questa di Riserva canina è una delle migliori da lei viste per le tecniche utilizzate, perché lo spettacolo da palcoscenico è diventato un teatro per video, attore e immaginazione, tra stop motion, teatro di figura, teatro pop up e narrazione live. Si racconta la storia attraverso figurine di carta, cartone e altri materiali manipolati sul momento. Dice Marco Ferro che, come compagnia sono approdati alle tecnologie a una direzione quasi naturale, proprio a partire dalla artigianalità e da un approccio “manuale”: “Abbiamo cercato di “riscaldare” il mezzo freddo delle tecnologie, la concretezza e la materialità degli oggetti. Freddo è lo schermo non il processo di creazione”.
Certamente affidare la fisicità dell’attore, il gesto a immagini in movimento può produrre un annullamento della forza della parola in azione, e in generale nell’affidare la scrittura a una piattaforma video qualcosa si perde e qualcosa si guadagna. Lavorare sul confine liminale è la sfida di questo periodo: l’ideale per non farsi dominare dalla tecnologia, dalle rigidità del mezzo, dalle sue regole è quello di stravolgere il formato tecnologico nella sua abituale veste ricreando e ridisegnando letteralmente un nuovo teatro, come hanno fatto le compagnie che hanno proposto le versioni video e digitali in questo importante appuntamento pre-festival. Nell’eterna lotta tra la (presunta) perfezione della macchina (perché è stata programmata) e il teatro (che non sarà mai uguale a sé stesso) vince chi accetta l’errore, l’imperfezione, l’imprevisto, l’improvvisazione.
Vince quel teatro che non sarà mai cinema.
Per I sacchi di sabbia si tratta di un approdo inusuale al video: infatti i loro Dialoghi con gli dei che ha viaggiato in tutt’Italia, sono una lezione impertinente sulla complicata genealogia degli dei della Grecia, in una classe dove c’è l’asino e il saputello preferito dalla maestra. Dai Dialoghi in presenza e sul palcoscenico ai Dialoghi in Dad il passo è breve, ma la nuova scuola digitale mantiene le problematiche della vecchia scuola, le ingiustizie spicciole, la gerarchia, il sapere senza approfondimento; dice Giovanni Guerrieri fondatore del gruppo: “La piattaforma Zoom è stato il nostro campo di gioco”. E così i due alunni posizionati nello schermo, in “basso” nello schermo rispetto agli dei e alla maestra (il potere divino e terreno…) rispondono e divertono mentre Giove manda (virtualmente) dall’alto gli “Zot” di rimprovero ai discenti.
Nel passaggio alla versione on line il comico sfrutta la “situazione schermo” dove c’è un upper stage, una balconata e magari, come nel teatro elisabettiano, il pubblico on line che mangia e beve e fa rumore durante la rappresentazione (però a telecamera spenta…), come in un piccolo e digitale Globe. Queste finestrelle sono come piccoli palchi dove gli dei si affacciano letteralmente, litigano, sgomitano come in qualche reality Tv. In fondo i litigi, le vendette, i rimproveri con cui Luciano tratteggia gli dei sbeffeggiandoli, sembra tutto quello che si vede nei talk show di bassa lega e nella politica-spettacolo dove vince chi urla di più. E così Zoom non è più la piattaforma ma un teatrino in miniatura dove trova posto il “recalcitrante” Carbone, allievo distratto, ossia il teatro scomposto, ignorante, irregolare e senza freni, e Parrotto, l’allievo per bene che conosce i modi per fregare il prossimo e farsi strada tra finzioni e stile suadente, cioè la tecnologia che ammalia. Nella società dei consumi tecnologici vince quasi sempre la “versione” Parrotto. Ma noi stiamo dalla parte di Carbone.
Sybilla Tales di Zaches teatro con Enrica Zampetti in scena è raccontato da Mario Bianchi (con Luana Gramegna) che specifica come qua si attui una “vittoria” del teatro artigianale sul digitale; anzi, c’è addirittura una rivalutazione del digitale proprio dalla manualità del teatro di figura per questo spettacolo che ricrea mirabilmente un bosco, ombre e piccoli personaggi nello spazio…di un garage.
Simone Martini e Kanterstrasse teatro con il loro OZz live streaming e video interattivo era in dialogo con Nella Califano: il loro divertente spettacolo chiama in causa gli spettatori facendo loro scegliere la direzione della storia, facendo domande sui personaggi e incuriosendo sul loro viaggio. Martini ricorda la libertà assoluta con cui hanno creato lo spettacolo: non è videogioco, non è cinema ma è un teatro che interagisce con lo spettatore e questi con la storia. Spettacolo come un laboratorio, come “luogo di ispirazione e di aspirazione, un luogo da cui si parte per andare oltre” (Califano).
Questo festival rappresenta una tappa di avvicinamento a un teatro che sta facendo delle tecnologie una “buona pratica”, avvicinando pubblici diversi e trasformando l’incertezza in creatività. Ma soprattutto come ricorda Simone Martini, questa parentesi “strana, alienante e angosciante” ha fatto capire “l’importanza del prendersi i tempi per imparare cose nuove”. “Il sistema teatrale –puntualizza Ilaria Fabbri, dirigente del settore Spettacolo dal vivo della Regione Toscana- dovrebbe prendersi sempre questo tempo per sperimentare.