ASCANIO CELESTINI al Napoli Teatro Festival Italia, il 19 e 20 a Palazzo Reale
CHE FINE HANNO FATTO GLI INDIANI PUEBLO?
Dopo “Laika” ancora a Napoli per lo studio di una “Storia provvisoria di un giorno di pioggia”
Ascanio Celestini, una delle voci più affascinanti del teatro di narrazione, torna al Napoli Teatro Festival Italiacon una novità assoluta, Che fine hanno fatto gli indiani Pueblo? Storia provvisoria di un giorno di pioggia, che presenta a Napoli, ancora in forma di studio, lunedì 19 giugno alle ore 21, nel Cortile d’onore di Palazzo Reale (con replica il 20 giugno alla stessa ora). In scena, con Ascanio Celestini, anche il fisarmonicista Gianluca Casadei, il suono è a cura di Andrea Pesce.
Lo spettacolo prodotto da Fabbrica srl fa parte di un’ideale trilogia, iniziata con Laika, testo del 2015 che l’autore romano ha portato in scena con successo nella passata edizione del Festival. Celestini, nel suo nuovo lavoro teatrale, ritorna sui temi della marginalità, riaccendendo di nuovo le luci su quei frammenti di esistenza urbana dimenticati, brandelli di umanità che trovano un’originale composizione nella sua narrazione. Celestini incrocia e unisce destini lontani: i personaggi presentati nel suo ultimo lavoro sono volti che è possibile incontrare in qualsiasi periferia del mondo. E proprio in una periferia non ben definita è ambientato Che fine hanno fatto gli indiani Pueblo? Storia provvisioria di un giorno di pioggia. L’autore romano ancora una volta parte da lontano per indagare quello che ci è più vicino: nel titolo fa riferimento agli Indiani d’America, quelli dediti ai riti della pioggia, a quelle danze che erano rivolte alle forze che presiedevano alla formazione della pioggia stessa e che si riteneva vivessero negli oceani che circondavano la terra, nelle sorgenti, nei fiumi, nei corsi d’acqua sotterranei, nei cumuli di nuvole. Queste cerimonie si svolgevano all’inizio dell’estate ed erano dirette da particolari sacerdoti, il cui nome significava ‘coloro che per far piovere cantano’: “Imponenti masse d’acqua – racconta Celestini nel presentare la nuova pièce –, spostandosi sulla superficie del mare, provocano onde sismiche che vanno a incrociarsi con i movimenti delle profondità marine. Questo incontro scatena un fenomeno straordinario: un suono planetario senza fine che è facile ascoltare se stai dalle parti delle fasce di Van Allen, a 20mila chilometri dalla superficie terrestre; così come lo sentono gli indiani Pueblo che scendono dalle finestre delle loro case. Battono i piedi sulla terra e arrivano i nonni, così chiamano le nuvole. E comincia a piovere. E l’acqua gira tra il cielo e la terra facendola vibrare come una gigantesca campana che corre nello spazio a 100mila chilometri all’ora”. Realizza così una visione di scenari affascinanti, “perché viaggiando con la mente si risponde a una provocazione irresistibile”, come ci si aspetta da Celestini che ci trasporta in mondi lontani conducendoci infine sempre all’uomo, a quello che vive da estraneo accanto a noi, ma anche dentro di noi: “Questa è la storia di un giorno di pioggia. Questa è la storia di una barbona che non chiede l’elemosina e di uno zingaro di otto anni, della barista che guadagna con le slot machine e di un facchino africano, ma anche di un vecchio che chiamano Giobbe. Questa è la storia del Cinese, di una madre che fa la zuppa liofilizzata, e di un paio di padri che non conosco il nome. Questa è la storia di una giovane donna che fa la cassiera al supermercato e delle persone che incontra”. BIGLIETTI: Intero euro 8- ridotto under 30/over 65 euro 5, info@napoliteatrofestival.it
LUOGHI: Palazzo Reale – Cortile d’onore, piazza Plebiscito 1. www.napoliteatrofestival.it