Un grande laboratorio sul mondo alla ricerca di nuove visioni di futuro.
Il programma della XXIV edizione del Festival Fabbrica Europa si muove tra comunità artistiche e ritualità del domani, che prendono vita nelle atmosfere create da alcuni tra i massimi esponenti delle performing arts provenienti da tutta Europa e oltre – Medio Oriente, India, Cina e Africa – che renderanno la Stazione Leopolda di Firenze e gli altri spazi coinvolti dal festival, un luogo in cui immaginare e incontrare altri mondi possibili.
Una mappa del contemporaneo in cui orientarsi con la bussola dello sguardo e della curiosità, tra grandi nomi e giovani emergenti della scena performativa più ricercata, tra linguaggi e segni di un panorama ricco e attuale che mostra nuove vie creative e sociali.
Anne Teresa De Keersmaeker – indiscussa e acclamata protagonista della scena europea e mondiale – inaugura la XXIV edizione di Fabbrica Europa con la prima nazionale di A Love Supreme, pièce costruita in collaborazione con il coreografoSalva Sanchis per la Compagnia Rosas sulla musica dell’omonimo capolavoro di John Coltrane. Tra controllo e abbandono, tra fervore e rigore, tra formalizzazione e improvvisazione, la dinamica coreografica si sposa magnificamente con il fluire ascetico ma anche vulcanico delle sonorità di Coltrane, in un’intensa ricerca di assoluto e di libertà. Ognuno dei quattro danzatori, associato a uno strumento specifico, si consacra a un musicista. La musica fissa il quadro temporale e la coreografia il quadro spaziale in una vibrante costellazione di movimenti in risonanza profonda con l’intrecciarsi delle note. La coreografa belga è assente da Firenze dal 2003 quando presentò, sempre a Fabbrica Europa, il suo magnifico assolo Once sulle musiche di Joan Baez (4,5/5, Stazione Leopolda).
Un approccio diverso alla danza è quello proposto da Jérôme Bel, tra gli esponenti più significativi del panorama internazionale contemporaneo. Gala, in prima nazionale, è una coproduzione Fabbrica Europa e Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato. Il progetto riunisce danzatori e non-professionisti di diverse formazioni per interrogarsi sul concetto di danza: “è la danza necessariamente condizionata da un’acquisizione di competenze? come questi interpreti possono essere diversamente qualificati se quello che stanno facendo è una performance? una danza eseguita non perfettamente non è comunque danza?”. Lo spettacolo mostra l’infondersi degli immaginari artistici nel contesto sociale; i passi e le attitudini propri a ogni genere coreografico costituiscono insieme una memoria collettiva, una conoscenza culturale incorporata. Ogni performer porta sul palco la propria conoscenza e informa gli altri, nel doppio senso di trasmettere saperi e scolpire i loro corpi (10,11/5, Stazione Leopolda).
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Un ensemble presuppone un’intensa vicinanza di corpi danzanti in un movimento singolare e simultaneo che rivela costantemente lo spazio della prossimità. Prélude, nuova creazione di Cristina Kristal Rizzo, parte da questo principio: una sequenza di movimenti semplici crea il tono ritmico di un gruppo che si posiziona in un tempo e in uno spazio in divenire, assecondando le geometrie della linea e della diagonale, immagini simbolo dell’architettura coreografica. Danza impersonale che apre a un’intimità infinitamente più ampia, Prélude è uno specchio nel quale riflettersi e avamposto verso il futuro, fa apparire un’immagine corporea multipla e la amplifica nello spazio tra reale e virtuale, tra carisma e casualità (prima nazionale, 13,14/5, Stazione Leopolda).
Alla creazione firmata da Anne Teresa De Keersmaeker e Salva Sanchis che apre questa edizione, fa eco la produzione musicale A Love, Naked che vede protagonisti Hamid Drake e William Parker, due tra i più grandi musicisti afroamericani contemporanei, insieme per un affondo nelle profondità musicali di John Coltrane e del suo capolavoro A Love Supreme nei 50 anni dalla sua scomparsa. Solo contrabbasso e batteria: un approccio inedito e rituale per quest’opera che non vuole essere un tributo ma un vero e proprio gesto artistico, nella migliore tradizione del jazz. In collaborazione con MetJazz. Prima del concerto ha luogo un incontro con Stefano Zenni su John Coltrane (14/5, Stazione Leopolda).
Nell’ambito del progetto DAN+Z (Danza+Jazz), va in scena Borders, produzione originale che unisce la musica jazz alla danza contemporanea. Protagonisti la giovane coreografa e danzatrice del Balletto di Roma Roberta Racis (ha collaborato con importanti coreografi in Italia e all’estero), il chitarrista elettrico Francesco Diodati e il batterista Ermanno Baron. La duttilità del gesto sonoro nel jazz si unisce alla dinamica plasticità del corpo danzante creando aperture e nuove forme sceniche. In collaborazione con Balletto di Roma e Novara Jazz (5/5, Stazione Leopolda).
Figura tra le più importanti della scena elettronica internazionale e della musica a 360 gradi, Matthew Herbert arriva a Firenze per una serata all’insegna di una musica ballabile venata di nu jazz e che non lascia spazio alla leggerezza da dancefloor. In collaborazione con Lattex+ (5/5, Stazione Leopolda).
A set of timings, nuova creazione della coreografa Claudia Catarzi, in collaborazione con l’israeliana Michal Mualem, è giocata da due corpi, un’architettura e un collage musicale. Questi quattro elementi segnano la direzione per creare un ambiente, uno stato fisico-mentale, una relazione di eventi. I singoli avvenimenti si susseguono gli uni agli altri e sono intrecciati tra loro in una partitura musicale fatta di rimandi in continua metamorfosi. La performance diventa come l’esperienza dello sfogliare un libro nella sua forma materica (6/5, Stazione Leopolda).
Due chitarre straordinarie, quella dello statunitense Marc Ribot (10/5, Stazione Leopolda, in collaborazione con Music Pool) e quella del canadese Oren Ambarchi, (20/5, Limonaia di Villa Strozzi, in collaborazione con Tempo Reale) attraversano il programma del Festival mostrando due universi sonori in cui immergersi per ritrovare percorsi spiazzanti e al tempo stesso travolgenti.
Con Afasians-The Last Conference gli spagnoli Loscorderos·sc insieme al duo di musica elettronica Za! propongono un’esperienza musicale-teatrale-performativa inusuale che prende la forma di una pseudo-conferenza scientifica attorno alla fisica quantistica per giungere a un lavoro di avanguardia scenica e sonora che non lascia impassibile nessuno spettatore. I performer di teatro fisico Pablo Molinero e David Climent sono gli Afasians, tribù che abita una realtà parallela in cui la parola è sostituita da nuovi codici espressivi, amplificati dalla potente energia sprigionata dalla musica degli Za! (prima nazionale, 6,7/5, Stazione Leopolda).
A partire dalle radici, ma superandole e declinandole al futuro, la capoverdiana Mayra Andrade, per la prima volta a Firenze, porta al Festival il suo straordinario talento vocale che molti hanno paragonato a quello della sua conterranea Cesária Evora. Mayra rivisita la tradizione e facendo tesoro delle influenze di tutti i paesi che ha attraversato fin dall’infanzia, si arricchisce di numerosi incontri artistici per aprire la sua musica a tutte le culture e a tutti gli stili, creando un sapiente amalgama di ritmi e melodie (12/5, Stazione Leopolda).
Twister, il nuovo lavoro di Salvo Lombardo, indaga i concetti di memoria e realtà esplorando la relazione tra gli eventi del quotidiano e la percezione che abbiamo di essi. La scrittura coreografica si pone come tramite per la formazione di una comunità provvisoria in cui i corpi dei 6 danzatori sono un’estensione delle relazioni umane, delle dinamiche sociali, dei prodotti culturali e del vissuto di ciascuno. In questo senso lo spazio di creazione è pensato non come uno spazio privato ma come spazio di condivisione tra i performer e il pubblico. Una coproduzione Aura Dance Theatre di Kaunas (Lituania) e FabbricaEuropa (11,12,13/5, Stazione Leopolda).
Santasangre presenta Gravure_Le chevalier_2°quadro, performance site-specific che ruota attorno al cavaliere, all’arte della spada, ai suoi codici. La disciplina e l’esercizio nella preparazione alla battaglia, attraverso la contemplazione mistica, pongono l’uomo di fronte a una soglia, a un’impalpabile potenza. Un’ambientazione visiva e sonora che definisce il suo immaginario nella ricerca del confine tra storia e leggenda, nel passato e nel presente tra uomo e cavaliere. Parole chiave: ripetizione, tempesta, cavaliere, cavallo, foresta, preparazione, paradosso, tempo, passato, presente, incisione, gesta, gesto (11,12/5, Stazione Leopolda).
Adriano Viterbini (Bud Spencer Blues Explosion), Davide Toffolo (Tre Allegri Ragazzi Morti), Alberto Ferrari(Verdena) sono i tre protagonisti di un live unico e inusuale, in cui il blues potente della chitarra di Viterbini si arricchisce dei disegni live di Toffolo. Solo per questa occasione il frontman dei Verdena ha accettato di duettare su diversi brani per un concerto che serberà per il pubblico non poche sorprese (6/5, Stazione Leopolda).
Doppio live con un disco storico come Eppur non basta, capolavoro di Marco Parente del 1997 e a seguire l’ultima creazione diEdda Graziosa Utopia, che sta riscuotendo consensi unanimi per canzoni che trovano in stato di grazia il frontman dei Ritmo Tribale (7/5, Stazione Leopolda).
Heretico. Dopo questo apparente nulla è la nuova produzione de Leviedelfool. Sette capitoli su un unico movimento tra religione e scienza. Sette come i candelabri d’oro, i sigilli, gli squilli di tromba descritti da Giovanni nel libro dell’Apocalisse. Sette tracce musicali originali e altrettanti brani abitati da tre attori e una danzatrice con un linguaggio scenico e drammaturgico che si rifà a quello dei buffoni, ai quali è concesso parlare e ridere di tutto (12/5, Stazione Leopolda).
Il dj mago della consolle Marek Hemmann porta in Italia una ventata di battiti serrati e ambientazioni sonore inedite, arricchite dai fasci di luce del Buttefly Effect, per una notte all’insegna del miglior clubbing berlinese (12/5, Stazione Leopolda).
Squares do not (normally) appear in nature di OHT-Office for a Human Theatre è una performnace/istallazione che pone a confronto il pubblico con uno spazio senza attori attraverso 13 esperimenti visivi e sonori. Colore, luce, nebbia, vetro, fonts, immagini, diventano protagonisti della scena. Quest’azione di allontanamento o separazione è l’aspetto chiave del progetto che sorge dalla domanda: come il teatro ridefinisce se stesso eliminando i suoi esecutori? Che cosa ne rimane? Astrarre è un modo per riportare spiritualità nel lavoro? (4>7/5, Stazione Leopolda).
Chiudono il tour a Fabbrica Europa i Marlene Kuntz che eseguiranno dopo venti anni l’album Il Vile, che ha segnato la ripresa di uno dei capitoli più importanti della carriera della band capitanata da Cristiano Godano e sta mostrando tutta l’attualità di composizioni graffianti e oscillanti tra sussurri e grida (13/5, Stazione Leopolda).
Non solo maestri internazionali, ma anche giovani coreografi che per il progetto Dance Around 35 presentano i propri processi di ricerca attraverso laboratori e performance: Tommaso Monza, Camilla Monga, Jacopo Jenna, Nicola Galli, Dehors/Audela. Inoltre, vengono proposti workshop di “coppie artistiche”: Elena Giannotti e Luisa Cortesi, Pietro Pireddu e Mosè Risaliti, Annamaria Ajmone e Marcela Santander, Lorenzo Cianchi e Primavera Contu. Una nuova generazione aperta a sperimentazione e confronto dà vita a pratiche sceniche e percorsi formativi inediti (17/5>2/6, Palazzina Ex Fabbri e Le Murate).
Nella traiettoria che guarda a Oriente, si inseriscono spettacoli che tracciano ponti con Giappone, Medio Oriente, India e Cina.
Anan Atoyama, coreografa giapponese residente in Francia, con Hidden Body–déclinaison rende omaggio a Kazuo Ohno e alla sua capacità di collegare il gesto all’universale attraverso le emozioni personali, come se il suo corpo contenesse l’Universo. La coreografa approfondisce con i suoi danzatori, di origini culturali diverse, le connessioni tra memoria e corpo affinché rivivano ogni momento con energia autentica. Con il musicista Keiji Haino, Atoyama crea un dialogo composto da multistrati d’immaginazione e di sensazioni visive e auditive (10/5, Stazione Leopolda).
Focus Young Arab Choreographers: il tunisino Hamdi Dridi danza la memoria nel solo Tu Meur(s) de terre: un’intensa dedica al padre scomparso in cui la luce interiore illumina l’oscurità. Under the flesh, il solo del libanese Bassam Abou Diab, è una riflessione su come il corpo reagisce a situazioni di guerra e pericolo. Entrambi tengono anche workshop (28-30/5, Palazzina Ex Fabbri).
Bhinna Vinyasa, coprodotto da Fabbrica Europa e Attakkalari Centre for Movement Arts di Bangalore, è una creazione del coreografo indiano Jayachandran Palazhy per gli straordinari danzatori dell’Attakkalari Repertory Company che vede la collaborazione del compositore tedesco Martin Lutz, del dramaturg spagnolo Andrés Morte e del media artist italiano Luca Brinchi. Mappando frammenti di sogni, desideri, speranze, realtà difficili, mutazioni ambientali, migrazioni, Bhinna Vinyasaconduce lo spettatore attraverso un’esperienza intensa. Facendo riferimento agli antichi concetti dell’ātman (anima individuale) e del paramātman (anima universale) e ai rapporti che germinano in un “futuro post-umanistico, in cui il mondo si è arricchito di una molteplicità di agenti non umani”, lo spettacolo esplora l’idea del sé attraverso un continuo divenire e dissolversi in cui le coordinate di spazio e tempo si mostrano duttili (prima europea, 14,15/6, La Compagnia).
Pa|Ethos del coreografo di origine tibetana Sang Jijia – coproduzione tra Fabbrica Europa, Scuola di Teatro Paolo Grassi di Milano, Spellbound Contemporary Ballet, Marche Teatro Danza, Bejing Dance Festival, Guangdong Dance Festival – dopo il debutto cinese al Guangdong Dance Festival con la nuova versione interamente interpretata da Spellbound Contemporary Ballet, torna in Toscana, al Teatro Goldoni di Livorno, nell’ambito di Fabbrica Europa (1/6, Livorno). Con Sang Jijia FabbricaEuropa sta ponendo le basi per un nuovo progetto che coinvolgerà alcuni dei nostri migliori performer/danzatori nella produzione di un’opera site specific ideata per uno spazio inedito, in un confronto tra i linguaggi del contemporaneo e il patrimonio storico di Firenze.
N.O.W. NEW OPEN WORKING PROCESS FOR THE PERFORMING ARTS
WWW.NOWPERFORMINGARTS.EU
Progetto coordinato da extrapole (Parigi), in collaborazione con 7 partner europei tra cui la Fondazione Fabbrica Europa, è cofinanziato dal programma Europa Creativa dell’Unione Europea. Il progetto triennale N.O.W (2014-2017) vuole creare le basi per la creazione di un polo di competenze transnazionali. Partendo da una pratica comune a tutti i partner (l’accompagnamento di progetti artistici e la loro diffusione) il progetto intende intraprendere un percorso di ricerca sperimentale. Il partenariato mira anche a diventare una rete di collaborazione reciproca e di collaborazione professionale duratura basata su principi di un’economia contributiva (cooperazione, condivisione, tecnologie dell’informazione).
I partner: Extrapole (FR); Fondazione Fabbrica Europa (IT); Indisciplinarte (IT); Latitudes Contemporaines (FR); Lókal (IS); Mom/Elvivero (ES); Trafó (HU); Wp Zimmer (BE).
A Fabbrica Europa 2017 le fasi conclusive del processo creativo del progetto europeo N.O.W.:
ROPE. POSSIBILITIES OF BINDING e HALF A HOUSE
Noto a livello internazionale per aver realizzato performance, sculture e installazioni in cui la sua fascinazione per la natura e la tecnologia si traduce in immagini poetiche di grande impatto estetico, concettuale e sociale, l’artista belga Ief Spincemaille(vincitore del Bando Current Utopia di N.O.W.) presenta a Firenze ROPE. Possibilities of binding. Si tratta di un intervento artistico che mira a creare spazi poetici attraverso l’uso di una gigantesca fune, simile a quelle usate sulle piattaforme petrolifere, lunga 100 metri e con un diametro di 30 centimetri (realizzata dai detenuti del carcere di Leuven). L’artista la utilizza sfruttandone le potenzialità in dialogo con i diversi contesti in cui si trova ad agire. ROPE può così diventare uno strumento sociale per risolvere problemi o contrasti in un determinato quartiere, uno strumento fisico per recintare o trattenere oggetti, un mezzo artistico per creare relazioni tra persone, per stabilire interazioni con individui e comunità, con i loro valori, desideri e obiettivi. ROPE trova la propria identità artistico-performativa attraverso il coinvolgimento estemporaneo di abitanti e turisti che gravitano in diverse zone della città, tra centro storico e il quartiere Isolotto (4>14/5).
In occasione del progetto ROPE. Possibilities of binding ha luogo un incontro con Ief Spincemaille e Michelangelo Pistolettosul tema Arte partecipata e nuove utopie (12/05, Stazione Leopolda).
Half a House, ideato dagli artisti Sonia Gómez (ES), Leonardo Delogu (IT), Brogan Davison (UK), Gosie Vervloessem (BE),Pétur Ármannsson (IS), è un’investigazione artistica realizzata collettivamente attraverso un format di coabitazione, basato sulla fusione tra attività quotidiane, momenti di riflessione, workshop, esperienze e performance. Si ispira al lavoro dell’architetto cileno Alejandro Aravena che, dopo il terremoto e lo tsunami del 2010 in Cile, progettò delle case a metà che potessero essere terminate dagli abitanti a seconda dei bisogni e del gusto. Half a House intende riproporre questo modello domestico di adattamento per riflettere, ristrutturare, esplorare nuove vie di funzionamento. I partecipanti (curatori, artisti, teorici, operatori) condividono esperienze, idee, spazio lavorativo, vita quotidiana per indagare le potenzialità di collaborazione, co-creazione e condivisione, mettendo in gioco le proprie pratiche attraverso l’apertura a incontri accidentali, alla negoziazione di nuovi modi di vivere, a uno spazio di lavoro collettivo. Questo crea una casa effimera e dinamica in grado di cambiare e reagire a diversi bisogni e funzioni (10>14/5, Palazzina Ex Fabbri).