Da pochi giorni l’Encyclomedia di Eco con contributi in forma di saggio di moltissimi studiosi di tutt’Italia, è on line gratuitamente. IN questo link l’integrale al mio saggio sul Teatro multimediale per la sezione del Novecento, Teatro e cinema. Buona lettura!
http://www.oilproject.org/lezione/la-scena-multimediale-19549.html
Integrazione, variabilità, interattività, ipermedialità e simulazione: questi sono i tratti che caratterizzano la costruzione di opere in una nuova forma mutante e combinatoria, reincarnatasi in web performance, videoteatro, drammaturgia ipertestuale, con una serie infinita di possibilità trasformative. Tra rottura e continuità, si va dall’utopico progetto di opera d’arte totale (Wagner) all’odierno teatro virtuale, passando, fra l’altro, per lo spettacolo futurista, gli happening, le performances, gli “intermedia”.
Verso un rinnovamento della sintesi scenica dei linguaggi
L’idea di multimedialità e di interattività è stata variamente sperimentata a lungo nel mondo delle arti sceniche, trovando una prima definizione e una significativa dimensione interdisciplinare sin dalle prime avanguardie storiche, quindi in anticipo sull’innovazione tecnologica che oggi la concretizza, ovvero il digitale, con la possibilità di trasferimento, elaborazione e interazione di qualsiasi testo, immagine o suono nell’ambito dello stesso tipo di metamedium. Nuove frontiere per il teatro si aprono grazie alle caratteristiche di variabilità, interattività, ipermedialità, simulazione proprie del sistema integrato digitale, che obbligano a ripensare l’arte nel suo rapporto con la scienza e con la tecnica e per le quali occorre elaborare un nuovo linguaggio critico e una nuova estetica. Le nuove tecnologie digitali trasformano tutte le fasi produttive dello spettacolo, dalla progettualità alla dimensione scenica, coinvolgendo anche il contesto stesso della ricezione, dall’osservazione all’immersione.
Il digitale propone modalità tecniche ed espressive sia di rottura che di continuità: rottura rappresentata dalla tecnologia di sintesi numerica, in base alla quale non c’è più un rapporto generativo con la realtà materiale, e continuità con alcuni motivi cardine del modernismo, tra i quali: l’unione dei linguaggi (anche quelli della tecnica); la partecipazione allargata all’evento spettacolare; la creazione di un ambiente dalla “totalità percettiva” e sinestetica.
Il teatro si apre a condividere altre spazio-temporalità, altre modalità narrative, integrando la tecnica e trasformandola in linguaggio espressivo, sin dalle prime esperienze simboliste, all’indomani dell’invenzione della luce elettrica, con Edward Gordon Craig e Adolphe Appia. La prospettiva multimediale del teatro – come affermano, ad esempio, Béatrice Picon-Vallin, Nicola Savarese, Andrea Balzola – non fa altro che perfezionare l’utopia della sintesi delle arti propugnata dalle avanguardie storiche. Ma già il Gesamtkunstwerk di Wagner, ovvero l’”opera d’arte totale” teorizzata ne L’opera d’arte dell’avvenire (1849), pur suscitando posizioni e interpretazioni divergenti nei registi moderni, prefigura una comune aspirazione a un ideale di accordo dei diversi linguaggi componenti lo spettacolo. Si tratta di una “strategia della convergenza, della corrispondenza e della connessione”, come la definisce lo studioso Emanuele Quinz….
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