Uno sguardo all‘arte digitale in Finlandia, il secondo paese al mondo situato più a Nord, confinante con la Norvegia, con la Svezia e con la Russia, e la cui superficie sta per un quarto della sua estensione al di sopra del Circolo Polare Artico.
Recentemente è la meta preferita di molti artisti e docenti anche italiani per le ideali condizioni di studio, di residenza e di produzione artistica, e in generale la mobilità Erasmus di studenti e docenti di Accademie e Università verso questo Paese Europeo sta aumentando sempre di più negli ultimi anni. La Finlandia è ricercata anche per le molte strutture specializzate in media arts come CARTES -Center of Art and Technology Espoo (che organizza anche un Festival di arte elettronica finlandese, Cartes flux) e in Information Technology come la Tampere University of Technology, l’università finlandese con il più alto numero di exchange students e ricercatori di nazionalità straniera, oltre alla Aalto University, la Kuvataideakatemia, l’Università di Arte e Design di Helsinki e il Jyvaskyla Polytechnic. Senza con questo dimenticare uno dei festival più interessanti del panorama Europeo performativo, l‘International Theatre Festival Baltic Circle. Chissà se arriveremo mai al modello finlandese di Università pubblica a capitale statale, dove gli studenti non devono pagare le tasse, hanno sussidi e dove si investe riccamente in ricerca….
E’ possibile avere una panoramica della videoarte e della media art che viene realizzata in Finlandia consultando il date base on line ideato dall’associazione no profit AV-arkki nel 1989 per distribuire e dare visibilità ad oltre 170 artisti finlandesi. Si può vedere anche il sito di m-cult, network di associazioni per la valorizzazione della media art finlandese.
Il Museo d’Arte contemporanea KIASMA, inaugurato nel 1998, è un’architettura singolare di cinque piani nel cuore di Helsinki diretto da una donna, Pirkko Siitari; all’interno viene dato ampio spazio di esposizione a giovani artisti finlandesi, e molte sono le sale dedicate ai nuovi linguaggi, videoarte e arte interattiva.
Marianne Decoster-Taivalkoski
Dopo gli studi in cinema, si è specializzata in Nuovi Media al MA- Medialab dell’Università di Arte e Design di Helsinki dove attualmente insegna Sound and Media. Ha partecipato ad Ars Electronica e Interferenze-Naturalis Electronica edizione 2006. Mi ha mostrato il suo primo lavoro di interactive sound system dal titolo Aquatic (2003).
In questo lavoro sono evidenti i richiami a David Rokeby e alla serie dei suoi Very Nervous System (1983-1995); come è noto, l’opera di Rokeby, una delle più chiarificatrici della relazione tra spettatore e sistema informatico, è costituita da un dispositivo che collega una telecamera che registra i movimenti, un computer, un sintetizzatore e un sound system nel quale lo spettatore è invitato a improvvisare dei movimenti che il sistema trasforma in suoni in un ciclo continuo di stimoli e di risposte.
Anche Aquatic spinge l’utente a giocare con il sistema e a trovare un proprio equilibrio armonico, attraverso il coordinamento dei propri movimenti che generano suoni e musica in tempo reale. I movimenti associati al nuotare e all’immergersi catturati da una webcam nascosta, generano dunque, sonorità marine preregistrate: risacche, sciabordii, gorgoglii. Marianne Decoster ha usato il software VNS di David Rokeby per la cattura del movimento tramite un sensore ottico-video e Max Msp per regolare l’interazione tra i movimenti del corpo ed i suoni associati.
Così Marianne spiega le ragioni del suo lavoro: “Ho cominciato a lavorare sin da subito alla creazione di esperienze multisensoriali in ambienti sonori interattivi. Sono installazioni, spazi vuoti ma sensibili e reattivi al movimento del visitatore. L’ambiente interattivo è progettato in tempo reale dallo stesso visitatore e ogni volta è differente. Io cerco una corrispondenza tra il valore espressivo dei movimenti e la qualità fisica e semantica degli eventi sonori. Il ruolo più importante lo affido all’immaginazione del visitatore, per giocare con sensazioni sinestetiche e immagini sonore, e per costruire un senso di immersione in un ambiente sonoro immaginario”.
E ancora: “Lavoro con i suoni per usare un’estetica poetica che attinga relazioni dai vari campi di percezione. Il mio scopo è stimolare i visitatori/ascoltatori a produrre immagini mentali. Attraverso questa estetica e attraverso la struttura dell’interazione sono invitati ad adottare un’attitudine ludica e creativa. Mi piace lavorare con un approccio sperimentale, testando cioè direzioni differenti del mio lavoro, facendo evolvere progetti per molti anni. Il feedback che mi arriva dai partecipanti alle installazioni per esempio, e l’osservare il loro comportamento, mi aiuta a fare delle scelte nuove e a prendere delle decisioni circa l’interazione e il modo di progettare la forma interattiva sonora. Sto attualmente esplorando gli aspetti performativi di questa installazione.
Quando ho cominciato a sviluppare il concept di Aquatic l’ho immaginato applicato a un contesto urbano, in un ambiente, cioè, con un movimento di persone di diverse provenienze: ho pensato a un terminal del Porto di Helsinki. I diversi eventi sonori che compongono l’ambiente di Aquatic si riferiscono semanticamente ai movimenti prodotti in diversi contesti acquatici: acque calme, anche che scorrono – il fluttuare delle onde- e infine il mare in tempesta. Tutti questi eventi sonori però non appaiono contemporaneamente. Aquatic è uno spazio vuoto pronto da essere riempito, attraversato o esplorato. Parlando di strutture spaziali di Aquatic preferisco parlare di spazio sensibile, che è l’area coperta dai sensori e spazio avvolgente che è tutta l’area fisica che circonda i partecipanti e che è parte dell’installazione”.