Non si conosce mai l’artista che c’è dietro queste operazioni di intrattenimento luminoso diventate una presenza fissa dei grandi eventi cittadini chiamate videomapping e troppo spesso definite come forme avanzate di “digital advertising”. Eppure a dieci anni tondi dalla nascita di questo nuovo genere d’arte digitale, si cominciano a riconoscere gli stili e la grammatica visiva dei diversi gruppi, che siano Urban screen, AntiVj, Apparati effimeri, Koniclab, Visualia, Telenoika. Alcuni artisti come Klaus Obermaier, Xavì Bovè e società come Nuformer e 1024 Architecture stanno anche esplorando l’orizzonte del videomapping interattivo.
Il maceratese Luca Agnani, visual designer e artista multimediale (classe 1976) con una formazione d’Accademia (ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Macerata), ha dedicato molta della sua produzione artistica digitale espressamente legata al videomapping, alla rivisitazione delle opere degli artisti della modernità, dando un’impronta molto personale, colorata e pittorica, a questa nuova forma di “ibrido mediale” che unisce la monumentalità dell’architettura all’effimero della proiezione di luce. Agnani è stato selezionato nel 2013 per “Circle of Light“, concorso internazionale di video mapping in 3D tenuto a Mosca e si aggiudicò il terzo premio.
Grazie alla sua animazione dei quadri di Van Gogh sulle note di Experience di Ludovico Einaudi si è conquistato uno spazio d’onore nella digital art internazionale al punto che il video, arrivato a più di 300 mila visualizzazioni in pochi mesi, fu presentato proprio al Van Gogh Museum. E proprio a Van Gogh (ma non solo) Agnani dedica il videomapping delle feste natalizie e del Capodanno per Palazzo Ducale di Genova, mostrando alcuni dei capolavori della mostra “Dall’impressionismo a Van Gogh” aperta fino ad aprile.
Anche per Palazzo Blu di Pisa che ospita la mostra di Henri de Toulouse-Lautrec, Luca Agnani ha usato la facciata come “tela artistica” mentre un progetto assai più ambizioso lo ha realizzato per le feste natalizie a Trieste insieme con Giovanni D’Alessio per il mapping sul Municipio, dove sono stati utilizzati ben cinque videoproiettori di ultima generazione per un totale di potenza luminosa di 80mila Ansi/lumen. Un carnevale di colori che riporta alle atmosfere degli spettacoli di Son et Lumière di una volta.
AMM Puoi raccontarci in breve come sei approdato al mapping e quale è stato il tuo percorso di formazione e professionale dopo l’Accademia di Belle Arti di Macerata? Quali le produzioni?
LUCA AGNANI: Diversi anni fa ho frequentato un corso professionale di web design, 3d e multimedia e subito dopo ho iniziato a lavorare per alcune agenzie di comunicazione curando diversi aspetti ma in particolare le animazioni 2d e 3d. Sono stato sempre attratto dalle tecniche video e quando ho visto per la prima volta un videomapping, dopo aver compreso la tecnica, ho applicato tutte le mie conoscenze informatiche. Ad oggi ho realizzato più di cinquanta videomapping; ho proiettato sulla Cattedrale di Catania, sul Duomo Di Amalfi, di Ascoli, di Fermo, sulla Basilica di San Bernardino a L’Aquila, sul Palazzo Ducale di Genova, su quello di Perugia, sul Municipio di Trieste, sul Museo d’arte Contemporanea di Mosca, sul Santuario di San Michele a Monte S.Angelo e anche su superfici meno convenzionali come un elicottero della Marina Militare a Dakar, all’interno di una portaerei in Senegal e su una roccia alta 100 metri in Calabria.
AMM. Il Mapping è una forma d’arte digitale che ha sviluppato una drammaturgia multimediale specifica oltre l’advertising o è ancora un genere in evoluzione?
LUCA AGNANI: Il video mapping ha avuto negli anni una suo naturale sviluppo, passando da basilari proiezioni commerciali per poi arrivare a veri e propri spettacoli audiovisivi, ed, infine, a vere e proprie opere d’arte. Penso comunque che non possa esserci evoluzione senza creatività come nella musica, nel cinema, nella fotografia o nei libri.
AMM. Il tuo stile è molto pittorico e anche prediligi artisti e autori della storia dell’arte, la qual cosa ti ha fatto diventare un “must” per musei che vogliono “promuovere” le loro collezioni e mostre temporanee. E’ una scelta stilistica?
LUCA AGNANI In questi anni ho avuto la fortuna di lavorare su alcune delle architetture più belle e importanti che abbiamo in Italia e mi sono formato soprattutto su Chiese, Duomi e Basiliche. Il fatto di prediligere uno stile pittorico forse è una conseguenza del rispetto che cerco di avere nei confronti dell’architettura stessa.
AMM Puoi dirci qualcosa sulle tue animazioni di Van Gogh, ho visto un’influenza da molti videoartisti da Wilson a BOUSTANI. Penso ai Portraits di Wilson e ai video per il Louvre Quale è stata la tua ispirazione principale?
LUCA AGNANI Il lavoro sui quadri di Van Gogh è nato per pura passione nei suoi confronti.
Mi sono documentato molto sul pittore Olandese e ho letto che dopo aver dipinto “la camera” Van Gogh era insoddisfatto della sua opera perché non era riuscito a rappresentare il suo raro stato di tranquillità (era il periodo in cui viveva ad Arles e aspettava la visita di Gauguin). In effetti l’emozione che si prova vedendo quel quadro, è più quella di angoscia che di serenità, e una delle cause principali è che le ombre sono totalmente assenti. Ho pensato quindi che, ricostruendo in 3d tutta la scena del quadro e utilizzando la stessa prospettiva, avrei potuto ricavare le ombre inserendo solamente una luce. Ho trovato molto interessante l’effetto ottenuto e ho continuato a sperimentare la stessa cosa con altre sue opere prive di ombre cercando di individuare anche la posizione del sole rispetto ad Arles per dare la luce esatta.
AMM Palazzo Blu e Palazzo Ducale, come hai lavorato su questi moduli architettonici?
LUCA AGNANI: Lo scopo di questi due lavori era quello di portar fuori le opere contenute all’interno nell’allestimento delle mostre. Essendo due lavori molto istituzionali abbiamo cercato di lavorare in maniera elegante e ordinata ma carica di colori. Lavorare con le Opere maggiori degli impressionisti su Palazzo Ducale è stata un’enorme gratificazione.
AMM. A tuo avviso esiste una projection art (in cui includere oltre al mapping forme alternative di proiezione come la guerrilla projection art o il live drawing)? Ovvero quali possibilità in più dà a un artista, la proiezione piuttosto che uno schermo magari a OLED
LUCA AGNANI Io penso che le persone che si interessano al videomapping lo fanno per l’esigenza di “evadere” in qualche modo dal monitor, perlomeno per me è stato così, e, quindi, avere la possibilità di proiettare e quindi dar vita a una qualsiasi superficie con la luce è davvero una bella sensazione.
AMM-Chi sono gli artisti del mapping che tu segui più da vicino?
LUCA AGNANI: Mi piace molto la creatività del collettivo Olandese Mr.Beam, trovo fantastico l’uso dei colori dei messicani AVA e adoro le metamorfosi che riescono a creare i ragazzi Ungheresi di Freelusion. Ci sono, inoltre, produzioni dalla Russia che sono davvero impressionanti.
AMM:A mio avviso siamo arrivati alla terza fase del mapping, che ha portato al mapping interattivo e quindi è sbarcato a teatro; tu ti cimenterai anche in questa forma di interaction design come fa Obermaier per esempio con il mapping?
LUCA AGNANI L’interattività è sicuramente è il futuro del videomapping e i lavori di Obermaier sono fantastici ma io penso che viviamo in un contesto differente.
Secondo me si crea una nuova fase quando c’è una saturazione e in Italia siamo diversi anni indietro rispetto a numerosi paesi europei, basta pensare che molte persone sono venute a conoscenza di questa tecnica qualche mese fa dopo aver visto in televisione le proiezioni sulla basilica di San Pietro per l’apertura del Giubileo, mentre in Russia, in Olanda, in Francia, in Belgio, in Repubblica Ceca, in Germania, in Inghilterra organizzano da anni importanti festival delle luci. Se si cresce in riferimento a questa cultura è normale intraprendere nuovi percorsi. In Italia stiamo oggi vivendo gli inizi del videomapping classico: me lo dimostra lo sguardo stupito delle persone che assistono ad uno spettacolo. In ogni caso è sempre importante e divertente sperimentare possibili direzioni di questa disciplina, trovando nuovi linguaggi con cui lavorare.